Per Massimo Dadea, l’investitura di Alessandra Todde rappresenta l’inizio di un nuovo momento storico per la politica della Sardegna. Il sostegno è stato ripetuto in più occasioni sui social e  nei dibattiti avvenuti nei diversi territori dell’Isola.

In un momento di forti tensioni all’interno del Campo Largo, l’ex assessore nella Giunta Soru prova a delineare un quadro su quanto stia accadendo. Con alcuni consigli alla vicepresidente dei 5 Stelle, un appello ai Progressisti ed una delucidazione sui (veri o presunti che siano) accordi romani sull’investitura.

Come vede la situazione nel centrosinistra?

Presenta diverse sfaccettature. Ci sono aspetti positivi e negativi. L’aspetto positivo è che il tavolo politico del campo largo dovrebbe definire presto l’investitura di Alessandra Todde. Questo è un fatto positivo, che si associa all’approvazione del programma che è stato elaborato in questi mesi attraverso il coinvolgimento di partiti, movimenti, associazioni. Sono state coinvolte circa un centinaio di persone. Non è il frutto di uno spin doctor a cui vengono dati i soldi per stendere un programma. Da oggi inizia un’era nuova per la Regione: per la prima volta una donna ha serie possibilità di diventare la prima presidente della Sardegna.

Gli aspetti negativi invece?

Ci sono altri due aspetti preoccupanti. Il primo è la decisione di Renato Soru di scendere in campo comunque come candidato presidente. Non si sa con chi. Ma appare come una decisione avventurista, che non tiene conto dell’esigenza di creare una coalizione di centrosinistra forte, coesa, che possa vincere le elezioni. Se Soru dovesse persistere, come pare, rischia di passare alla storia come colui che per ben due volte (2009 e 2024) ha regalato la Regione alla destra. Così come è un elemento di preoccupazione l’atteggiamento dei Progressisti. Non si capisce questa volontà di rinviare. Devono prendere una decisione netta. Mi auguro vogliano stare all’interno del progetto del campo largo, che dovrebbe unire tutte le anime del centrosinistra assieme ad autonomisti e indipendentisti.

Lei pensa davvero che Alessandra Todde sia stata scelta ai tavoli romani?

Questa è una narrazione che non corrisponde alla realtà. Da sempre, su determinate scelte, ci si confronta anche a livello nazionale. Qualunque candidato del centrosinistra alla Regione è sempre stato concordato anche con le segreterie nazionali. Ma la candidatura della Todde nasce un coinvolgimento ampio nato in Sardegna, che ha coinvolto movimenti, associazioni, partiti. Questo non si può negare. Un nome che si è rafforzato e si sta realizzando in Sardegna.

La Todde secondo i sondaggi sarebbe un profilo vincente. Ma in alcuni ambiti del centrosinistra e con la candidatura di Soru, la sconfitta appare certa. Come la vede?

Proviamo ad esaminare il curriculum della Todde. Un curriculum d’eccellenza. Attualmente è vicepresidente di uno dei partiti che ha ricevuto il maggior numero di voti in Sardegna alle ultime elezioni politiche. È stata viceministro, con risultati assolutamente positivi, anche qui in Sardegna. Ha una formazione manageriale, è stata amministratrice delegata di importanti aziende nel campo dell’informatica. Che cosa si vuole di più? È una deputata, ha maturato esperienza a livello parlamentare e di governo. Ci sono dei sondaggi che ci dicono che ha dei consensi molto elevati in Sardegna. Non possiamo dimenticarci, poi, che è una donna. È la prima volta. Questi sono tutti elementi di merito. Non ho capito cosa vogliamo di più.

Allora cosa dovrebbe fare la Todde per convincere i dubbiosi, elettori e partiti, a sostenerla?

Io penso che debba spendere tutte le energie per fare in modo che i Progressisti possano rientrare all’interno della coalizione. E penso che farà tutto quello che è nelle sue possibilità. È fondamentale. Da oggi, se ci sarà l’investitura, poi dovrà percorrere la Sardegna a pancia a terra in lungo e in largo. Portando all’attenzione di elettori ed elettrici un programma che è una proposta politica estremamente innovativa, di forte rinnovamento e forte cambiamento della realtà politica, sociale e culturale della nostra regione.

Viste le notizie, vere o false che siano, le faccio un’ultima domanda: qualora dovesse vincere la Todde, lei sarà assessore? 

Non ci penso neanche.. (ride) Io ho fatto l’esperienza da assessore in un governo regionale che a mio modo di vedere ha rappresentato il più determinato tentativo di cambiare la realtà della Sardegna. Ogni cosa ha un suo tempo. C’è un tempo per fare l’assessore. C’è un tempo per fare il consigliere regionale. E c’è un tempo in cui si può assumere anche un ruolo di facilitatore della possibilità che il centrosinistra allargato possa vincere le elezioni e mandare a casa il peggior esecutivo della storia dell’autonomia.

Leggi le altre notizie su www.cagliaripad.it