Secondo gli ultimi dati Istat, in Sardegna il 10% degli abitanti vive in povertà assoluta e il 18% in povertà relativa.
Dati che vengono ripresi dalle Acli che scrivono in una nota: “In Sardegna l’incidenza di povertà relativa individuale è pari al 20%, un dato superiore al 14,8% dell’Italia, e ben più elevato rispetto al 9,2% del Nord, al 9,9% del Centro, e solo leggermente inferiore al 25,3% del Sud”.
Brutte notizie anche per quanto riguardano i numeri sulla povertà relativa familiare, dove la Sardegna è sesta per percentuale di famiglie che vivono in povertà relativa (15,3%), rispetto alla media nazionale (10,9%).
Più in generale, a livello nazionale, la povertà è aumentata dello 0,6% tra il 2021 e il 2022.
La causa è da ricercare principalmente nell’inflazione, generata in parte dall’aumento dell’energia e poi dal mancato controllo successivo dei costi dei generi alimentari (non tutti causati da un analogo aumento dei costi di trasporto ma da una speculazione diffusa). Nelle isole, il numero di famiglie in povertà assoluta passa dal 9,2 al 9,8% del totale, mentre quelle in povertà relativa dal 17,4 al 17,9%.
“Questi dati – commenta Mauro Carta presidente Acli Sardegna – non ci stupiscono: i dati 2023 dell’Indagine SWG-IARES mostrano che il 22% dei residenti in Sardegna dichiara un peggioramento della situazione personale rispetto al 2021, con un 30% nell’area metropolitana di Cagliari. Il 36% dei sardi, ma il 42% nell’Area Metropolitana di Cagliari, si dice insoddisfatto della propria situazione finanziaria. E abbiamo visto che oltre tre sardi su 10 sono preoccupati per la perdita di potere d’acquisto, la disoccupazione e lo sviluppo economico nell’Isola”.
“Occorre – aggiunge Carta – che Governo e Regione facciano ciò che è in loro potere per contrastare l’inflazione e per riprendere a fare programmi seri di contrasto alla povertà: non solo interventi occasionali ma delle risposte strutturali a cui le famiglie e gli individui sappiano di poter fare affidamento nel momento del bisogno”.
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