La Sardegna è tra le terre più antiche del mondo. Ha un’età stimabile in 600 milioni di anni, visto che emerse nel Carbonifero. Centinaia di milioni di anni fa era a stretto contatto con la Francia e la Spagna, prima di compiere uno spostamento verso la vicina Corsica.
Vanta una notevole stabilità strutturale: i suoi vulcani sono spenti da milioni di anni. Non altrettanto si può dire sotto il profilo idrogeologico, dato che si contano cavità sotterranee di notevoli dimensioni.
Sardegna regione più antica d’Italia
La Sardegna è anche la regione più antica d’Italia. Insieme alla Corsica fa parte di un unico basamento di roccia che, dal punto di vista geologico, era molto simile a certe zone della penisola iberica (Meseta) e della Francia meridionale (Montagna Nera). La struttura di queste rocce subì una metamorfosi dovuta alle elevate temperature dei magmi e alle gigantesche pressioni legate ai movimenti della crosta terrestre. Per questo sono chiamate rocce metamorfiche. Le rocce metamorfiche del periodo Cambrico (arenarie, calcari, dolomie, scisti) sono visibili nelle zone del Sulcis-Iglesiente. Queste zone furono le prime terre emerse dell’isola.
Paradossalmente, la Sardegna è stata tra le ultime terre ad essere abitate dall’uomo. Le prime tracce di attività umana risalgono al paleolitico e sono state rinvenute nella zona dell’Anglona, a Perfugas. Durante l’ultima era glaciale, il livello del mare si era abbassato tanto da consentire a gruppi umani di passare dalla penisola Italica alla Corsica, allora separate solo da pochi chilometri di mare, e da questa alla Sardegna.
Altre tracce di attività umana risalenti al paleolitico superiore sono state rinvenute nella grotta Corbeddu di Oliena. Sono stati rinvenuti anche fossili di resti umani risalenti a 8750 a C: sembra appartenessero a un gruppo di ominidi diversi dal più noto Homo Sapiens.
I gruppi umani vivevano della caccia e della raccolta, per cui avevano bisogno di un vasto territorio per poter sopravvivere. La Sardegna era sufficientemente grande per garantire il sostentamento. Un dato che pare confermato dal ritrovamento di resti di pasti a base di selvaggina come il cervo e il prolagus sardus.
Civiltà Nuragica
La civiltà che più di ogni altra caratterizza la storia sarda è sicuramente quella Nuragica, che si sviluppò nel periodo che va dal 1800 a.C. sino al III sec a.C. Abbracciando quindi Età del Bronzo, Età del Ferro ed Epoca Storica.
Il nome deriva dalle sue tipiche costruzioni, i nuraghi (in lingua paleosarda, nur=cavità/cumulo). Ovvero torri tronco-coniche costruite con tecnica megalitica, sovrapponendo a secco grandi blocchi di pietra squadrati, terminanti con una falsa cupola realizzata con filari di pietre e chiusa da una lastra orizzontale. La loro altezza poteva superare anche i 20 metri. Dopo le piramidi egizie, i nuraghi sono fra le costruzioni preistoriche più alte conosciute nel Mediterraneo. Ad oggi si contano nel territorio sardo almeno 7 mila esemplari sia monotorre sia polilobati (ossia nuraghi complessi composti da più torri).
Durante la fase arcaica dell’epoca nuragica (1800 a.C.-1500 a.C.) si svilupparono i “protonuraghi”: nuraghi a corridoio, dalla forma allungata, ellittica o trapezoidale. Durante il nuragico medio (1500 a.C-1200 a.C. ) vennero edificati nuraghi monotorre, composti da un ingresso architravato, un corridoio provvisto di nicchie, una camera circolare e una scala a chiocciola, la quale portava alle camere superiori. Abbiamo poi il nuragico recente (1200-900 a.C.), dove si svilupparono nuraghi complessi a più torri e si produssero i primi bronzetti. Nel nuragico finale (900-500 a.C.) arrivarono le prime abitazioni con corte centrale. Mentre durante il nuragico della sopravvivenza (500-238 a.C.) ecco le costruzioni circondate da un semplice recinto.
La civiltà nuragica continua ad esistere anche quando in Sardegna si stabiliscono popoli venuti dal mare, come i Fenici e i Punici. Il fatto che l’isola fosse circondata dal mare, infatti, ha permesso che diventasse per lunghi periodi un punto strategico per il traffico marittimo delle civiltà Mediterranee.
Attorno al nuraghe o nelle vicinanze erano sorte capanne circolari che andarono a formare, a poco a poco, dei villaggi. Non solo: troviamo anche pozzi sacri (o templi a pozzo), nell’isola se ne contano almeno 40. Erano costituiti da un vestibolo dove si svolgevano le funzioni religiose, una scala, e un vano a tholos che lo copriva. Infine le necropoli, costituita da caratteristiche sepolture dette Tombe di Giganti. Esse sono costruzioni funerarie megalitiche, tombe collettive scavate nel terreno o nella roccia, con pianta a forma di testa di toro, simbolo di fertilità e di rinascita. Erano costituite da un ampio vano rettangolare con copertura piatta, una parte posteriore chiusa da una sorta di abside e una parte anteriore terminante con una stele.
La città di Sulky
La Sardegna detiene anche la città più antica del Mediterraneo e d’Italia. Si tratta dell’antica Sulky, oggi Sant’Antioco. Secondo studi e ritrovamenti, si può risalire ad una sua presenza già all’800 a.C. Il tutto grazie ad una antica anfora in ceramica rinvenuta in alcuni scavi nel 1983. Dunque è molto probabile che Sulky commerciasse con l’Oriente molto prima che Roma venisse edificata e che fosse un snodo importante per gli scambi commerciali nel Mediterraneo. Nell’area denominata “Cronicario”, gli scavi si susseguirono per anni, confermando l’importanza e l’antichità delle abitazioni.
Contenuto realizzato in collaborazione con la Regione Sardegna, Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio.