Serve ancora del tempo al centrosinistra allargato per trovare l’equilibrio nell’alleanza tra le 18 sigle che mirano a sconfiggere il centrodestra alle prossime regionali, anche se nelle intenzioni l’obiettivo è di chiudere la partita entro questo mese.
Il tavolo di ieri, durato oltre tre ore, si è raggiornato al prossimo lunedì 9 ottobre alle 17. “Siamo entrati nel merito dei criteri per la scelta del candidato, tra cui le primarie – ha spiegato il segretario del Pd Piero Comandini al termine della riunione -. Abbiamo messo sul tavolo le differenze programmatiche su cui fare sintesi. La composizione della coalizione è estremamente variegata, questa è la nostra forza, ma serve trovare una via comune”.
Un passo avanti, anche se non ancora ufficiale, riguarda l’esclusione quasi certa del metodo delle primarie per la scelta del nome. La questione era già nell’aria dopo la direzione del Pd dello scorso lunedì, ma oggi sulle consultazioni propedeutiche a indicare il candidato o la candidata alla presidenza sembra essere stata messa la pietra tombale.
Tanto che Liberu, una delle forze indipendentiste che partecipa al tavolo, ha già annunciato di voler proporre un proprio candidato all’alleanza. E non un candidato qualsiasi, ma Renato Soru, che già ha confermato l’intenzione di correre.
“Valuteremo tutti i nomi proposti da tutti anche se uno di questi sarà Renato Soru, sempre che lui stesso voglia essere portato da Liberu”, chiarisce Comandini.
Un incontro “proficuo” quello di oggi per il M5s, che con il coordinatore Ettore Licheri è ottimista sui tempi: “chiuderemo entro ottobre, anche prima”, assicura. Con in tasca il nome di Alessandra Todde su cui il Pd non si metterebbe di traverso, i pentastellati contano di convincere anche i più scettici.
Come i Progressisti che chiariscono il loro identikit del candidato. “Bisogna vincere le elezioni con qualcuno che sia in condizione di governare grazie alla conoscenza del territorio, delle nostre autonomie locali, del sistema economico e sociale e delle condizioni disastrate dell’economia isolana”, sottolinea Luciano Uras, uno dei veterani al tavolo.
Che ribadisce: “Non c’è alcuna candidatura e tantomeno quelle imposte da Roma, abbiamo una cultura autonomista, siamo convinti che la Sardegna possa decidere del proprio destino e cerchiamo di mettere insieme una compagine che sappia ricostruire la Regione ridotta in macerie da questa maggioranza”.
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