Sardegna chiama Sardegna lascia il tavolo della coalizione del centrosinistra.
Così il gruppo politico spiega in una nota il suo dietrofont per le elezioni regionali 2024. “Il riconoscimento politico che volevamo verificare entro la fine di settembre, alla base di un possibile accordo politico-elettorale, non c’è stato”, scrivono.
Precisamente “non si è aperta in questo mese una discussione condivisa e trasparente sul profilo e sui nomi di una candidatura alla presidenza che a nostro avviso avrebbe dovuto rappresentare una rottura con vecchie dinamiche e poteri, e garantire gran parte dei nostri punti programmatici elaborati negli ultimi dieci mesi di processo partecipativo. Al contrario, si è appreso dai giornali dell’avvio di sondaggi per testare la popolarità di alcuni nomi mai discussi formalmente nel tavolo, né coinvolti in una discussione sul profilo politico e programmatico”.
Non solo. Per il gruppo di centrosinistra “non ci è stato dato modo di riproporre la necessità del limite del doppio mandato per la composizione delle liste, così come non abbiamo neanche ravvisato una ripresa dell’istanza di non candidare persone (che svolgono o hanno svolto funzione di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio) con condanne, anche solo in primo grado, per reati contro la pubblica amministrazione. Come ci conferma l’operazione Monte Nuovo, le istituzioni sarde sono compromesse da un’area grigia di clientelismo e malaffare e chi si candida al governo della cosa pubblica non deve avere ombre”.
“Le persone – si legge in conclusione della nota – sono stanche di tutto questo, perché ha già dimostrato di non portare ad un’alternativa, bensì ad una mera alternanza nelle posizioni di potere. Lo dimostrano i preoccupanti tassi di astensionismo, che si può sperare di invertire soltanto con una proposta politica coraggiosa, concreta e di rottura con vecchie logiche e vecchi poteri”.
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