Le Domus de janas fiore all’occhiello della Sardegna al Festival delle regioni e delle province autonome, la cui seconda edizione si è chiusa a Torino martedì 3 ottobre.
Insieme alle sue bellezze naturalistiche e alle sue eccellenze enogastronomiche, l’isola ha raccontato anche il suo patrimonio archeologico preistorico e protostorico, ponendo l’accento sul percorso di candidatura Unesco dei monumenti preistorici significativi della Sardegna, tra cui anche le Domus de Janas.
A farsi portavoce di questa immensa ricchezza sono stati Giuseppa Tanda, presidente del Cesim (Centro studi identità e memoria) e coordinatrice del progetto Unesco; e Alessandro Cocco, assessore alla Cultura del comune di Alghero, capofila della Rete dei Comuni delle Domus de Janas.
Il percorso di riconoscimento Unesco dell’arte e dell’architettura preistorica, in corso tutto l’anno con iniziative e dibattiti, si concluderà a gennaio con la consegna del dossier scientifico alla Commissione Nazionale Unesco. Il progetto, ambiziosissimo, costituirebbe il secondo sito Unesco preistorico italiano, il primo dotato di monumenti visitabili, e sarebbe un’opportunità di crescita sociale, culturale ed economica per tutto il territorio sardo.
“La preistoria e la protostoria – ha spiegato la professoressa Tanda – rappresentano fasi del nostro sviluppo culturale e sociale lontanissime, talvolta liquidate come “primitive”, con un’accezione che ignora l’incredibile complessità culturale sviluppata all’interno di società che costruivano, commerciavano, pregavano, producevano arte. Fra arte e architettura è possibile individuare un aspetto identitario profondo che si è trasmesso a noi. Tutt’oggi possiamo osservare elementi recenti che utilizzano la tecnica della costruzione a secco in tutta la Sardegna. Un fenomeno tanto radicato che rappresenta un concetto culturale e quasi filosofico all’interno della cultura sarda”.
A illustrare invece le potenzialità del percorso in atto è stato Alessandro Cocco: “In qualità di assessore alla cultura della città di Alghero, comune capofila del progetto di riconoscimento Unesco dell’arte e dell’architettura della preistoria sarda, ho avuto l’opportunità di osservare da vicino il lavoro immenso necessario per il raggiungimento di questo obiettivo. L’Unesco ripone grande attenzione sull’importanza di garantire standard elevati di conservazione, tutela, valorizzazione e fruizione del patrimonio archeologico. Il percorso di candidatura di un sito è costituito da alcune fasi specifiche: fra le più importanti c’è sicuramente la stesura del dossier con la quale si presenta il sito, ma che va accompagnato da un attento piano di gestione. Il riconoscimento sarebbe un’opportunità di crescita sociale, culturale ed economica per tutto il territorio sardo”.
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