Moratoria per tutti i progetti che riguardano l’installazione di mega impianti di energia rinnovabile in Sardegna, in attesa della definizione del piano energetico regionale: la chiedono da tempo, preoccupati per le speculazioni e l’assalto, i comitati che, riuniti in coordinamento, si sono presentati più volte sotto il palazzo del Consiglio regionale, incassando l’interessamento dei politici sardi.

Ma tra gli stessi comitati c’è chi si chiede se la moratoria sia la strada giusta da percorrere. “I Comitati, i sindaci, l’Anci, la politica regionale, i deputati e senatori sardi dovrebbero prendere atto che il ‘far west’ sulle rinnovabili non si può fermare chiedendo una semplice moratoria – scrive il portavoce del comitato di Sant’Antioco, Porto Solky, Rolando Marroccu -, questo perché il decreto legislativo n°199 dell’8 novembre 2021 non lo consente. Occorre modificare il decreto facendo squadra con i parlamentari delle altre regioni del sud Italia che stanno subendo come noi la colonizzazione energetica”.

Secondo Marroccu il decreto emanato da Draghi per recepire la direttiva europea sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, va cambiato.

Nel decreto, che prevede comunque il coinvolgimento delle comunità locali nella definizione dei progetti, è stabilito che “nelle more dell’individuazione delle aree idonee, non possono essere disposte moratorie ovvero sospensioni dei termini dei procedimenti di autorizzazione per le domande già presentate”.

“Alla luce di questo – sostiene Marroccu – occorre domandarsi che senso ha che una Regione chieda al Governo una moratoria quando questa non può essere concessa perché non prevista da un decreto legislativo”.

Per il rappresentante del comitato sulcitano “l’unica soluzione percorribile è la modifica di quella norma”. Da qui l’appello: “I politici sardi si rendano promotori di un fronte unico in Parlamento coinvolgendo le altre regioni del sud Italia e i loro parlamentari”.

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