Tra l’XI e il XIII secolo, anche la Sardegna è interessata dalla diffusione dell’arte e dell’architettura romanica. Col termine romanico si intende l’insieme delle espressioni artistiche che furono prodotte in quel periodo nell’Occidente cristiano. La prima volta venne utilizzato nel 1824 dallo studioso francese Arcisse de Caumont per sottolineare chiari riferimenti all’arte dell’Antica Roma.
È un momento di grande fermento culturale, si assiste a un incremento demografico, si affermano nuovi centri urbani, cambia l’organizzazione del potere. La religione ha un ruolo fondamentale, tanto che le opere del tempo riflettono la vicinanza del fedele a Dio.
Assume, in questo contesto, importanza autorevole la cattedrale: simbolo delle città, espressione della collettività, luogo di culto ma anche di protezione. Presidio fortificato e luogo di dibattito. Era la sintesi della vita e degli ideali.
La diffusione nell’isola però fu un processo lento e graduale, che coincide con l’epoca giudicale. La Sardegna si era riavvicinata a Roma, e questo si tradusse con una colonizzazione monastica molto forte. Si andò così a delineare una architettura sarda di matrice classica, con uno sguardo al romanico fiorentino o a quello pisano. Questi modelli si radicarono in tutta l’Isola, tale che troviamo esempi architettonici con una navata centrale che giunge verso l’altare corredato da travature lignee.
Andiamo a scoprire le 5 migliori espressioni del romanico in Sardegna.
Porto Torres – Basilica di San Gavino
La più antica e maestosa della Sardegna, voluta dal giudice di Torres e Arborea Gonnario Comita de Lacon-Gunale e terminata dal figlio Torchitorio Barisone I sulla cima del monte Agellu. Fu dapprima necropoli romana e paleocristiana, poi sede di due chiese, infine i resti furono inglobati nella cripta della basilica.
Venne realizzata da maestranze pisane. Con i suoi 58 metri è la più grande chiesa romanica della Sardegna, e conserva i suoi tratti originali. È la sola con la pianta che detiene absidi contrapposte. L’interno è trinavato da colonne con capitelli marmorei di reimpiego e da tre coppie di pilastri cruciformi. La navata centrale è coperta in legno, esternamente in lastre di piombo, mentre le navate laterali sono coperte con volte a crociera. I portali sono di due tipi diversi: uno romanico con lo stemma del Giudicato di Torres e l’altro gotico-catalano.
Olbia – Basilica di San Simplicio
È il più importante monumento religioso della Sardegna nord-orientale, nonché la più antica testimonianza della diffusione del cristianesimo sull’Isola. Non risultano certezze per quanto riguarda la sua fondazione, ma gli studiosi sono stati in grado di rilevare cinque fasi costruttive tra l’XI e il XIII secolo.
La chiesa, intitolata a Simplicio vescovo, morto martire il 15 maggio del 304 d.C. durante le persecuzioni dell’imperatore Diocleziano, sorge su una collina che, un tempo, stava fuori dalle mura cittadine.
La struttura è disposta su tre navate divise da arcate su pilastri e colonne. Abachi a forma di tronco di piramide sono il coronamento dei pilastri. La navata centrale è coperta da un tetto in legno. Nelle pareti, interne ed esterne, sono presenti caratteristici bassorilievi, tra cui una piccola faccia e un serpente, una cinghia a rappresentare, nella simbologia cristiana, l’immortalità dell’anima, uccelli e foglie nei capitelli in pietra lavica e un Cristo che sconfigge i popoli pagani.
Ottana – Chiesa di San Nicola
Si tratta di una delle testimonianze romaniche più caratteristiche della Sardegna. Costruita su una collina all’ingresso di Ottana, la Chiesa di San Nicola è stata un tempo la cattedrale della diocesi fino al momento della sua soppressione nel XVI secolo.
Il complesso, lungo 28 metri ha vissuto due fasi costruttive. Abside, transetto e fianco settentrionale appartengono alla prima fase. Successivamente un’altra maestranza ha realizzato facciata e fianco meridionale con stilemi decorativi pisani. Una scalinata precede la facciata “a capanna”, alta e stretta, che si sviluppa su tre ordini con lesene che formano tre grandi arcate nei primi due ordini e una falsa loggia nel terzo.
L’interno ha una navata unica con copertura lignea. Conserva un celebre retablo datato al 1338 in cui si vede raffigurato il futuro giudice Mariano IV d’Arborea. Il portale è architravato con arco a sesto rialzato.
Santa Giusta – Cattedrale di Santa Giusta
Come quella di Ottana, anche questa Chiesa era sede della diocesi ed è costruita su un piccolo rilievo, accessibile con una scalinata. Visto l’utilizzo di maestranze e architetti pisani, in tanti vedono delle somiglianze col Duono di Pisa. A differenza delle costruzioni avvenute nel nord Sardegna, le mura qui sono in arenaria chiara.
La basilica non è stata rimaneggiata nei secoli, conservando la sua bellezza originaria. Non sono arrivati a noi documenti che suggeriscono gli anni di costruizione: gli studiosi ipotizzano che sia stata realizzata tnel XII secolo.
Lunga 28 metri, è formata da un’aula divisa in tre navate da sette colonne per parte e da una cripta sottostante, unica del Romanico sardo tutta in muratura. La navata centrale ha copertura lignea e navate minori a crociera. All’interno ci sono tre altarini: uno conserva le reliquie delle sante cui è intitolata la basilica. Ovvero Giusta, Giustina ed Enedina.
Il portale è decorato con un leone e una leonessa scolpiti in marmo che racchiudono due cerbiatti: nella simbologia cristiana rappresentano la vittoria del Vangelo sull’eresia.
Cagliari – Basilica di San Saturnino
La Basilica è uno dei simboli di Cagliari e la più antica chiesa dedicata al Santo patrono della città. E’ stata costruita dai monaci benedettini di San Vittore di Marsiglia, a cui il giudice Costantino Salusio II di Cagliari nel 1089 aveva donato questa porzione di Cagliari dove già c’erano una chiesa tardoantica e una necropoli.
Situata nel quartiere di Villanova, venne edificata come “martyrium” in onore di Saturnino, martirizzato a Cagliari nel 304 durante le persecuzioni di Diocleziano contro i cristiani. La storia della chiesa è stata segnata da secoli di abbandono, rovina e spoliazioni. E nel 1943 fu pesantemente danneggiata dai bombardamenti delle forze alleate nella seconda guerra mondiale. Col tempo è stata interessata da importanti lavori di ricostruzione e restauro, e da scavi archeologici. È stata riaperta al culto nel 2004.
Dell’edificio originario, a croce greca con cupola emisferica all’incrocio dei bracci, rimangono solo il corpo centrale e parte dell’abside. All’interno dell’unico braccio integro la navata centrale ha una volta a botte, le navatelle laterali, volte a crociera e sono ornate esternamente da archetti pensili.
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