Notizie L'Intervista Mariafrancesca Serra, l’ingegnera-pastora ai vertici nazionali Coldiretti

Mariafrancesca Serra, l’ingegnera-pastora ai vertici nazionali Coldiretti

La storia fatta di sfide complicate della 41enne, che gestisce un'azienda agricola nell'Alta Marmilla

La sua vita finora non le ha risparmiato sfide complicate. Sin da quando era una bambina e ha sofferto per il dolore della perdita della madre e insieme per l’addio al suo piccolo paese dell’Alta Marmilla, Usellus, meno di 800 abitanti.

Ma a Mariafrancesca Serra, oggi 41enne e neoeletta presidente nazionale di Coldiretti Donne, le sfide non hanno mai spaventato.

Ci sono stati molti sconvolgimenti nella sua vita, come è andata?

Dopo aver lasciato la mia casa in paese, ho vissuto e studiato a Cagliari, mi sono laureata in Ingegneria e Architettura. E poi i master e le esperienze professionali in Italia e all’estero: Vienna, Roma e anche in Giappone. La mia vita si divideva tra la professione di ingegnera e l’interesse per le questioni aziendali, che ho sempre seguito seppur a distanza.

Da ingegnera cosmopolita come ha deciso di tornare nel piccolo paese della Sardegna?

Purtroppo la mia vita non è cambiata di nuovo con l’aggravarsi della salute di mio padre. Ho deciso, così, di tornare a Usellus: in azienda era stato deciso di ridurre il carico di bestiame e si pensava addirittura di vendere. Non potevo permetterlo e ho detto no!

Suo padre ne fu contento?

In realtà era contrario, temeva non riuscissi più ad adattarmi alla vita del paese, io che fino ad allora avevo vissuto in città, a contatto con la modernità. Ma soprattutto pensava che una donna, per di più giovane, avrebbe avuto molto difficoltà in un mondo come quello agro-pastorale sardo. E aveva ragione.

Perché?

Purtroppo molte persone ancora pensano che le donne non possano stare in un’azienda agricola, tantomeno guidarla. Ma io non mi sono fatta condizionare e sono orgogliosa di andare ogni giorno in azienda a fare il mio lavoro, è una sfida sia per me, ma anche contro il pregiudizio che si ha sulle donne in questo settore.

Oltre al punto di vista femminile, cosa ha portato in azienda?

Con i miei studi e le mie esperienze ho voluto trasferire e portare in azienda la fotografia di un mondo che cambia, abbiamo introdotto tecnologie che pur mantenendo le tecniche di allevamento tradizionale, che ho imparato da mio padre, ci aiutano a migliorare l’efficienza e la sostenibilità dell’azienda, come l’allevamento di precisione e diversi progetti sulla riduzione della CO2.

Ora la nuova sfida è guidare le oltre 200mila donne contadine e allevatrici d’Italia…

Saremo al lavoro per superare le tante difficoltà che incontrano le donne in campagna, soprattutto quelle più giovani, a partire, ad esempio, dalla scarsa tutela soprattutto nell’ambito della maternità dove il sostegno è davvero irrisorio. O il potenziamento di strumenti e iniziative dedicate esclusivamente a quante desiderino lavorare nel settore green, anche tramite microcrediti con cui poter realizzare grandi progetti. Siamo pronte, siamo già alla linea di partenza!

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