Camminare lento, respirare il silenzio, visitare luoghi nuovi e particolari, vivere esperienze uniche a contatto con la natura. Il trekking è una di quelle attività che riconcilia l’essere umano con l’essenza del mondo. Per chi è amante della velocità, degli impegni e inseparabile dal proprio cellulare, può rivelarsi un modo per fermarsi un attimo e apprezzare ciò che lo circonda.
L’origine del trekking (e della sua etimologia) risale ad un evento storico avvenuto nel 1830 in Sudafrica. I contadini, stremati dalle oppressioni dei dominatori olandesi, decisero di lasciare le loro cittadine per andare alla ricerca di nuovi territori in cui insediarsi. Fu un percorso fatto a piedi e in carrozze trainate da buoi in territori inesplorati e selvaggi. Questo grande viaggio venne da loro chiamato il Grande Trek e i viaggiatori vennero chiamati Trekker.
Gli olandesi ripresero la storia e il termine, e li portarono in Europa. Ben presto arrivò nei paesi mediterranei dove trekking diventa sinonimo di escursione. Un’esplorazione lenta ed esperienziale dove non conta tanto (o almeno: non solo) la destinazione o il modo di spostarsi. Ma è fondamentale lo spirito con cui la si affronta, la dimensione umana, in modo da conoscere a fondo l’ambiente che si va a scoprire.
La particolarità del trekking, in cui ci si può muovere tanto a piedi quanto in bici, è che si tratta di una forma di viaggio sostenibile, nel pieno rispetto della natura, tanto che non stravolge i luoghi visitati.
Si tratta comunque di un viaggio impegnativo, dove occorrono preparazione fisica, attenta pianificazione, conoscenze tecniche e informazioni dettagliate dei percorsi scelti. Insomma, non ci si può improvvisare. Per questo motivo sono veramente poche le persone che decidono di affrontare la scoperta in solitaria, molti di più quelli che si organizzano in gruppo.
Spesso fare trekking ha un effetto anche sui comportamenti e sulle abitudini quotidiane, e comporta alcuni benefici importanti. Intanto rallenta i ritmi della vita quotidiana, migliora l’autostima, libera dallo stress, rilassa la mente e migliora l’apparato cardiocircolatorio.
La Sardegna da questo punto di vista è dotata di percorsi e sentieri che ben si prestano agli appassionati. Non solo splendide spiagge e mare dall’acqua cristallina, ma anche un entroterra selvaggio tutto da scoprire. Gli itinerari escursionistici sardi chiamano più giorni di cammino attraverso zone impervie, in cui spesso c’è la necessità di essere accompagnati da trekker esperti.
Per questo non ci si può improvvisare. Le prime volte occorre scegliere un percorso adeguato, partire con un esperto, indossare abbigliamento e scarpe adatte. Portarsi dietro uno zaino con l’indispensabile e avventurarsi preferibilmente in periodi dell’anno dove le temperature non sono né troppo alte e né troppo basse, così da garantire la massima fruibilità dell’esperienza.
In questa occasione consigliamo cinque percorsi utili per godere al meglio dei sentieri della Sardegna.
Trekking sul Monte Limbara
La Gallura ha un territorio molto ricco di boschi, ruscelli e vallate. Regala luoghi suggestivi ma soprattutto uno dei percorsi più difficili da attraversare: l’Anello del Monte Limbara. È il terzo più alto della Sardegna grazie agli oltre 1300 metri di quota. I suoi versanti sono percorsi da una fitta rete di piste e sentieri gestiti dall’Ente Foreste della Sardegna.
Il punto di partenza dell’anello si trova a Vallicciola (m 1020). Da qui il percorso prende la pista che aggira il Limbara, dalla quale si notano i colli granitici tipici di questa zona . A seguito di una lieve discesa si arriva verso Punta Bandiera, punto più orientale del percorso caratterizzato da diverse svolte. Si continua il percorso verso la Punta Balistreri, la vetta più alta del Limbara, da dove si può ammirare un panorama straordinario.
Il sentiero prosegue in discesa verso la Chiesa della Madonna della Neve, una piccola chiesetta costruita negli anni ’90. Tutta in granito chiaro, al centro di un piccolo spiazzo, ha linee semplici, con campanile a vela. Il sentiero scavalca la sella e inizia la sua discesa finale accompagnato da un giardino roccioso con asfodeli, ginestre, eriche e viole. Si continua lungo il percorso fino a ritornare al punto di partenza.
Trekking nel Supramonte
Un luogo affascinante e selvaggio dove natura dona sensazioni formidabili. Il Supramonte è uno dei luoghi di maggiore interesse per chi ama fare trekking. Si tratta di un sistema montuoso di origine calcarea che occupa circa 350 kmq tra l’Ogliastra e Nuorese. Un complesso caratterizzato da altopiani e doline, strapiombi e foreste, grotte e sorgenti, affiancato da siti prenuragici e nuragici.
La partenza solitamente avviene dalla foresta di Montes, che consente una lunga camminata prima per Orgosolo, poi – con una serie di saliscendi – verso Oliena. Qui si trova il Monte Corrasi (1.463 metri) che consente pareti da scalata e sentieri ricchi di fascino, più che altro adatti ai trekker più esperti.
Nove chilometri più avanti invece la più importante sorgente sarda, monumento naturale dal 1998, e principale risorgiva del vasto sistema carsico del Supramonte: Su Gologone. La sua profondità (135 metri) è una sfida irresistibile riservata a speleologi che arrivano da tutto il mondo. La zona non è particolarmente adatta ai principianti, dunque ci vuole una buona preparazione per completarla.
Meno conosciuto il Supramonte di Urzulei che comprende la parte più selvaggia dell’intero territorio, tagliata da valli profonde e intensamente frastagliate. Le vie di comunicazione sono poco numerose e percorribili con difficoltà. Dai suoi sentieri si arriva alla Gola di Gorropu, uno dei canyon più profondi d’Europa, pareti alte fino a 450 metri ed è raggiungibile con 7 km di camminata partendo dal passo Ghenna Silana. Qui si può notare la particolarità di sculture naturali levigate nei secoli dall’acqua del rio Flumineddu.
Trekking nel Selvaggio Blu
Il livello si alza prepotentemente col Selvaggio Blu, considerato il più percorso più difficile per il trekking in Italia. Tre fattori incidono: la lunghezza, mancanza di orientamento e le difficoltà tecniche. Si aggiunga l’assenza di punti d’appoggio, per cui occorre effettuare l’escursione in gruppo, con diversi trekker esperti e con una abbondanza di cibo e acqua. Per completarlo ci vogliono almeno cinque giorni di cammino.
Il suo unico punto di riferimento è il mare, blu appunto. L’idea di fondo era quello di collegare il più possibile una vecchia rete di sentieri in gran parte inutilizzati e inghiottiti dalla macchia mediterranea per ripercorrere i sentieri usati dai pastori e dai carbonai.
Il percorso venne ideato dagli alpinisti Verin e Cicalò nel 1989. Scale di tronchi a strapiombo sul mare, falesie, rocce spettacolari, antichi ovili, boschi di lecci secolari, spiagge bianche (Cala Goloritzé e Cala Mariolu) e cale incontaminate la rendono una avventura faticosa ma anche entusiasmante lunga 50 chilometri.
L’inizio dell’itinerario è a Santa Maria Navarrese. Attraverso mulattiere, guglie, piccole baie e sentieri si conclude a Cala Sisine.
Trekking a Ingurtosu
Il Medio Campidano è attraversato da numerosi sentieri immersi nella natura, fruibili sia a piedi e sia in mountain-bike. L’area attorno a Monte Arcuentu, in particolare, offre una grande varietà di percorsi. Punto d’incontro è Montevecchio, fino ad arrivare a Ingurtosu e alle dune di Piscinas. Qui a farla da padrone è la storia mineraria della zona, coi resti di case, pozzi e strutture ormai abbandonate.
Il percorso parte da Arbus. Prevede un sentiero delimitato da muretti a secco, con sughereti e pascoli. Procedendo in salita si giunge alla chiesa campestre “Nostra Signora d’Itria”, a seguire – una volta raggiunta Rocca Abruxiada – si lascia la strada per prendere la via dei boschi. Superata l’altura denominata “Calvario” per la presenza del Cristo si arriva al paesino di Ingurtosu dominato dalla palazzina dell’ex direzione.
Dal paesino si può continuare la camminata andando alla scoperta della sua storia mineraria. Si arriva nel cantiere di Pozzo Gal, in cui emerge il castello in pietra. Il primo tratto presenta una salita discretamente impegnativa, in cui si attraversa una fitta macchia mediterranea con cisto, erica, ginestra e varie tipologie di alberi.
Un sentiero porta alla valle di Rio Casargiu e al Pozzo Casargiu, a monte del quale è possibile vedere il rudere del camino di sfumata della centrale del vapore. Nel passaggio si possono scorgere anche il Pozzo 92 e il Pozzo Fais. Il sentiero permette di visitare buona parte del filone minerario.
Trekking da Nebida a Buggerru
La costa ovest della Sardegna regala altre sfumature di percorsi da attraversare. Il Sulcis è meta ideale per gli amanti del trekking. Anche in questo caso è necessario vi sia una guida esperta che possa condurre un gruppo alla scoperta di luoghi intriganti, pieni di storia da raccontare.
Si parte da Nebida. Sterrati e sentieri conducono a Porto Ferro prima e Porto Corallo poi. Una piccola salita consente di raggiungere la spiaggia di Masua e, oltre una pineta, il complesso minerario di Porto Flavia. Da qui, oltre a conoscere la storia del luogo e superare pendii suggestivi, è possibile anche vedere Pan di Zucchero, formazione calcarea alta circa 133 metri e simbolo di questi luoghi.
Falesie, grotte e punti panoramici sono uno spettacolare passaggio verso il gioiello della spiaggia di Cala Domestica. Anche qui sono presenti ruderi minerari e narrazioni storiche. Ed è un anticipo dell’altopiano di Planu Sartu, dal quale è possibile vedere i ruderi del villaggio minerario. Si procede in discesa per stretti tornanti da una pista sterrata, dalla quale possiamo vedere Buggerru, il punto d’arrivo.
Contenuto realizzato in collaborazione con la Regione Sardegna, Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio.