Non solo mare e montagna è la Sardegna. Per il turista o per il residente che ha voglia di scoprire luoghi nuovi, talvolta distanti, che durante l’anno si sentono solo come uno svolazzo in mezzo ad un mare di informazioni, esistono dei borghi pronti ad accogliere tutti con un carico inesplorato di storia e di fascino senza tempo.

Lontani dall’impazienza delle città, immersi in paesaggi suggestivi, ci sono dei paesi che richiamano l’essenza della Sardegna. Sfilate in costume tradizionale, sagre e feste sono attrattori di un pubblico che vuole conoscere qualcosa di più dei classici cliché mostrati in televisione.

Luoghi in cui si respira vita, arte, cultura, storia antica, cucina tradizionale, prodotti tipici. E in cui la mano dell’uomo lavora costantemente per salvaguardarne le peculiarità e le unicità.

I borghi più belli della Sardegna, presenti nell’omonima associazione, sono sei: Atzara, Bosa, Carloforte, Castelsardo, Posada e Sadali.

Atzara

È un borgo di origine medievale situato nel cuore della Sardegna. Si trova in Barbagia, su un colle che conta 553 metri d’altezza. Si narra che fosse abitato già dal Neolitico. La tradizione indica il primo insediamento nella località Bigia ‘e josso, oggi ancora esistente.

Oggi conserva il tessuto urbano di epoca catalana: il centro storico è suddiviso in rioni, con case antiche che detengono decorazioni a scalpello su porte e finestre e edifici dalle architetture basse in granito.

Di grande interesse il Museo Antonio Ortiz Echagüe, dove sono conservati i costumi tradizionali. Particolarmente d’impatto l’abito femminile. Si suddivide in tre pezzi principali: sulla testa sono presenti “s’iscoffia” (cuffia) di cotone rosso, la “tiagiola”, copricapo a benda unico nel suo genere, e su mucadore, fazzoletto in filo, lana o seta. Il busto è coperto da una lunga camicia ricamata ai polsi, da “is palettas”, corpetto di broccato, e da “su cippone”, giacchetto rosso, scarlatto e ricamato in seta. Nella parte inferiore si trovano “su saigione”, gonna di orbace marrone orlata di balza azzurra, e “sa ghinta”, grembiule dello stesso colore e tessuto della gonna, orlato però in balza verde.

Circondata da boschi e da colli coltivati a vigna, Atzara è rinomata per il vino nero (Mandrolisai), di recente di gran successo al Vinitaly 2023.

Una menzione merita la Chiesa di San Giorgio, le cui prime notizie risalgono al 1205. Distesa su un’ampia piazza, ha una forma rettangolare, con navata unica, facciata in pietra e campanile a vela. La Chiesa di Sant’Antioco invece – in stile pisano/aragonese – custodisce una statua lignea della Vergine del XVI secolo e oggetti in argento cinquecenteschi.

Bosa

Bosa si trova lungo la costa occidentale della Sardegna. Tradizione e modernità si fondono in una esplosione di colori che rendono il paesaggio insolito e per certi versi incantevole. Principale centro della Planargia, ha origini di epoca fenicia.

Abbandonata nell’alto Medioevo, rifiorì sotto i Malaspina, ai quali il feudo di Bosa fu concesso dal giudice di Torres nel 1122. A loro si devono castello e le mura del borgo.

La sua lunga storia è attestata dai suoi monumenti e dalle vie interne, dalle quali si possono scoprire le particolarità artistiche e architettoniche. Le numerose chiese sono una delle attrazioni principali e richiedono tempo per essere apprezzate: dalla Concattedrale dell’Immacolata Concezione costruita nel 1803 alla Chiesa di Nostra Signora de Sos Regnos Altos, antica cappella palatina del castello di Serravalle, al cui interno sono presenti affreschi risalenti al XIV secolo; dalla chiesa romanica di San Pietro extra muros situata lungo il fiume Temo alla Chiesa di Santa Maria del Mare.

Dalle pendici del colle di Serravalle domina il castello dei Malaspina, risalente al XII secolo, dal quale si può ammirare tutto il borgo. Per raggiungerlo bisogna percorrere una lunga e ripida scalinata.

Infine le due torri: Bosa e Argentina, situate fuori dal centro abitato e capisaldi dello scacchiere difensivo della cittadina. Cittadina che si affaccia anche verso il mare attraverso Bosa Marina, e che ha due momenti chiave durante l’anno col carnevale (Karrasegare osincu) e la festa di Regnos Altos.

Carloforte

Il borgo conserva la lingua e la cultura dei fondatori, le famiglie di pescatori liguri e provenienti dall’isola tunisina di Tabarka dal 1738. Per questo chiunque la visiti sentirà il ligure tabarchino, una variante parlata in Liguria.

Si trova sull’isola di San Pietro, la cui struttura venne progettata dall’architetto Augusto de la Vallée. Il nome è un omaggio particolare a Carlo Emanuele III di Savoia. Nel centro della cittadina, in suo onore, è stato eretto nel 1786 un monumento a lui dedicato.

La storia di Carloforte è ripercorsa nelle sale del locale Museo Civico. All’estero permangono il porticciolo e le antiche fortificazioni difensive, come le torri d’avvistamento.

Devoti a San Pietro, protettore di corallari e tonnarotti, la cittadina è molto nota per l’evento Girotonno, che avviene tra maggio e giugno e accoglie migliaia di persone. Per gli amanti della cultura, da non perdere l’osservatorio astronomico, il Cineteatro Giuseppe Cavallera e la Chiesa della Madonna dello Schiavo.

Castelsardo

Castelsardo si affaccia su un promontorio che domina il Golfo dell’Asinara. Grazie alla sua disposizione, gode di un panorama unico nel suo genere e per secoli è stata una fortezza inespugnabile grazie alle sue possenti mura e alle 17 mura.

La fondazione del borgo risale al 1102 attorno al castello dei Doria che lo chiamarono “Castel Genovese”. Divenne “Castell’Aragonese” con gli spagnoli e assunse l’attuale denominazione solo nel 1769 quando passò sotto i Savoia. Tra i monumenti si segnalano una serie di palazzi storici come il Palazzo dei Doria, il Palazzo “La Loggia” e il Palazzo Eleonora d’Arborea. Poco lontano si trova anche la nota “Roccia dell’Elefante”, che al suo interno ospita due domus de janas.

Di particolare interesse la Concattedrale di Sant’Antonio abate, affiancata da un campanile sopra il quale si trova una cupola maiolicata. Nelle cripte sottostanti è stato allestito il museo “Maestro di Castelsardo“, ricco d’arte e di cultura.

Marina di Castelsardo, Lu Bagnu e Punta la Capra rappresentano al meglio il litorale, fatto di alte scogliere di trachite rossa.

Castelsardo è incluso in prestigiose reti culturali internazionali, fra le quali “I borghi più belli d’Italia“, “Les Plus Beaux Villages de la Terre”, “Le sette città regie” e la Conferenza permanente delle Città storiche del Mediterraneo.

Posada

Borgo della Baronia, è uno dei centri più antichi della Sardegna. Secondo alcune fonti documentarie, era presente un insediamento nel V secolo avanti Cristo. Arroccato su un colle calcareo, è dominato dal Castello della Fava costruito dai giudici di Gallura.

Fu un importante centro portuale in epoca romana, quindi divenne aragonese e sabauda, portandosi dietro il il patrimonio storico delle dominazioni.

Ai piedi del borgo si distende la valle del rio Posada, ideale per chi ama di natura e archeologia. A disposizione ci sono nuraghi e tombe dei giganti, oltre che l’importantissimo parco di Tepilora. Si tratta di una delle aree verdi più grandi e belle dell’Isola con sentieri che si insinuano tra foreste, sorgenti, lagune e dune di sabbia.

Per gli amanti del mare, il richiamo è quello delle spiagge Su Tiriarzu, Iscraios e Orvile.

Sadali

Viene denominato come il borgo delle acque e delle fate. Abbarbicato a oltre 700 metri d’altitudine su un altopiano calcareo (Su Taccu), Sadali si caratterizza per i boschi e la macchia mediterranea circondano l’abitato, tali da renderlo uno dei posti più “selvaggi” dell’Isola. Oltre che per le innumerevoli sorgenti, per i torrenti e le cascate che lo attraversano, da cui prende notorietà.

Punto di passaggio obbligatorio una visita alle grotte di Is Janas. Leggenda vuole che fossero abitate da tre fate e streghe molto temute. Altra leggenda vuole che ancora oggi si possano ammirare nella loro bellezza, come se cerchino di esprimersi attraverso le rocce.

Sadali è l’unico paese che presenta una cascata all’interno del centro abitato. È la cascata di San Valentino, che un tempo movimentava le ruote dei mulini. La sorgente deve il nome alla vicina parrocchia di San Valentino attorno la quale nel 1355 è sorto il borgo medievale e che oggi rappresenta il patrono del paese.

Contenuto realizzato in collaborazione con la Regione Sardegna, Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio.