Si narra che, a partire dalla seconda metà dell’XI secolo, la Sardegna si trovasse suddivisa in quattro entità politico-amministrative: i Giudicati. Si trattava di Càlari (Cagliari), Arborea, Torres o Logudoro e Gallura.
In ogni giudicato (logu, rennu) il vertice del potere era detenuto da un iudex/judike, le cui funzioni riprendevano quelle del dux bizantino. L’ascesa al trono era regolata dal diritto di successione. La società di allora prevedeva, inoltre, che l’assemblea (Corona de Logu) composta dai grandi possessori di terre, dall’alto clero e dai piccoli proprietari terrieri si riunisse per confermare la nomina del giudice.
A differenza di quanto accadesse in altre entità politiche dell’Europa, il territorio del giudicato era indivisibile e inalienabile: la Sardegna non conosceva dunque l’ordinamento feudale.
Cagliari ha rappresentato uno degli epicentri dell’epoca medievale in Sardegna. Non era una città unica ma un insieme di piccole città divise tra loro, con diversi regnanti. Per questo nello stesso territorio erano presenti Castellum Castri (Castello), Bonayre, Stampace, Santa Gilla, Villanova, Bagnaria e La Pola (Marina).
Castellum Castri (città fortificata) era il centro del potere che dal monte guardava al mare. Edificata nel 1217, la roccaforte era destinata unicamente ai Pisani e si reggeva su usi, costumi e una legislazione d’importazione. Qualche studioso ha ipotizzato che il termine Castri fosse un modo, in sardo, di indicare il colle su cui poggiava le sue mura – da “Mont’ e Crastu”, in cui “crastu” indicava appunto un luogo caratterizzato da una pendenza piuttosto ripida.
Le alte mura erano rappresentate da tre torri quadrate: quella di San Pancrazio, quella dell’Elefante e quella del Leone. Di queste, solo l’ultima oggi non esiste più.
La Ruga Mercatorum, attuale via La Marmora, era la strada più trafficata e centro nodale degli affari correnti. Nell’attuale piazza Palazzo invece si trovavano il Palazzo Comunale, la Cattedrale in stile romanico e l’Episcopio. Le vie prendevano il nome dalle associazioni di mestiere cui appartenevano gli abitanti. Non molti sardi vivevano nella roccaforte, dove invece era presente una cospicua comunità ebraica.
Il potere era in mano ai mercanti, impegnati anche in ruoli politici. Poi gli artigiani, i medici e i notai. La sovranità dei Pisani durò per quasi 70 anni. Nel 1324, l’esercito dei Catalano-Aragonesi li sconfisse e qui cambiò la natura della città.
Il quartiere medievale di Castello oggi è uno dei forti simboli di Cagliari. È il più caratteristico e antico dei quattro quartieri storici della città, e dal medioevo ha ospitato i palazzi del potere e le residenze nobiliari. Le sue viuzze, i palazzi antichi e signorili, le mura possenti, le antiche chiese e le ricchezze d’arte e cultura sono uno dei punti d’interesse più forti per locali e turisti. Passeggiare tra le vie significa attraversare secoli di storia.
Lo scrittore inglese David Herbert Lawrence ne rimase così colpito durante un suo viaggio da farne una suggestiva descrizione nel libro “Mare e Sardegna”.
Tanti i luoghi da visitare. Il Bastione di Saint Remy, un tempo particolarmente ornato di palme e pini d’Aleppo, venne costruito verso fine Ottocento sugli antichi bastioni spagnoli della Zecca e dello Sperone, con facciata in granito e calcare giallo e bianco. Da qui si vede una parte della città dall’alto, in particolare i quartieri di Marina e Villanova, lo stagno di Molentargius, e in lontananza le cime dei Sette Fratelli. Nel Novecento invece nacquero la Terrazza Umberto I e la Passeggiata Coperta.
Il Palazzo Reale (o attuale sede della Prefettura), il Palazzo Arcivescovile, il Palazzo delle Seziate, il Palazzo dell’Università, il Palazzo Boyl (che comprende il Portico delle Grazie e i resti della trecentesca Torre dell’Aquila) sono piccoli passaggi di storia più recente (tra la fine dell’800 e l’inizio del 900) che si inseriscono nel percorso del quartiere.
La Torre di San Pancrazio e la Torre dell’Elefante sono le più preziose testimonianze del periodo medievale a Cagliari.
La Torre di San Pancrazio venne progettata dall’architetto Giovanni Capula e costruita nel 1305. Aveva finalità difensive ed evitava così pericoli al Castello fortificato e al territorio circostante. Dopo la conquista degli aragonesi, il lato sud venne chiuso per sfruttare gli spazi interni come magazzini e abitazioni per i funzionari spagnoli. Nel ‘500 invece la torre venne rasformata in carcere. Un successivo restauro la riportò alle origini.
Ha un’altezza di 37 metri. La terrazza, a 130 metri sul livello mare, è il punto più alto della città, e per questo venne utilizzata dal generale piemontese Alberto Della Marmora come punto zero per tracciare la carta geografica della Sardegna nel XIX secolo. La struttura presenta 8 feritoie disposte sul lato nord che permettevano il controllo della via di accesso al Castello. Sull’esterno delle pareti ci sono gli stemmi con le insegne dei castellani pisani. Il nome della torre deriva probabilmente dall’attuale Chiesa di San Lorenzo, nel viale Buoncammino, dedicata in epoca pisana a San Pancrazio.
Anche la Torre dell’Elefante fu progettata dall’architetto Giovanni Capula, ma completata nel 1307. Edificata con il calcare delle cave di Bonaria, come avvenuto per quella di San Pancrazio, una parte venne chiusa per sfruttare gli spazi interni a favore di funzionari spagnoli. Nel ‘600 e nel ‘700 vennero addossati alla torre nuovi edifici che ne nascosero in parte la struttura. Nel 1906 venne restaurata e riportata alle origini.
Possiede un’altezza di 42 metri, divisi in quattro piani su soppalchi di legno, ricostruiti durante l’ultimo restauro alla metà degli anni ’80. La struttura presenta 17 feritoie che permettevano il controllo delle vie di accesso al Castello. Sul lato sud, al di sopra dell’arco di ingresso, si trova la statua dell’elefante, simbolo della torre. Il nome deriva probabilmente dall’antico nome dell’attuale Via Stretta, chiamata in epoca pisana Ruga Leofantis.
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