“Ma che gestione viene adottata nel carcere di Uta? Come è possibile questa guerriglia quotidiana?”. E’ la domanda che si pone Luca Fais, segretario regionale per la Sardegna del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.
“Non passa giorno in cui i poliziotti in servizio nel carcere Uta di Cagliari ed in tutta la Sardegna non siano vittime di episodi violenti da parte dei ristretti. Tutto ciò è sconcertante, soprattutto per l’inerzia e la mancanza di provvedimenti da parte degli organi preposti dell’Amministrazione Penitenziaria. Non sono più rinviabili azioni risolutive che pongano fine a tali azioni violente. Quanto può resistere ancora il personale della Casa Circondariale di Uta, in emergenza ormai ogni giorno? E quando si decideranno i nostri Uffici ministeriali a prendere provvedimenti”.
Incredibile la serie di eventi critici denunciati dal SAPPE ed accaduti nelle ultime ore nel penitenziario cagliaritano. Uno dei quali al Reparto Femminile dove, nei giorni scorsi, due detenute che dovevano essere spostate di cella hanno attuato resistenza passiva senza che la direzione prendesse provvedimenti.
“La situazione è sempre più critica – dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato – a causa di una popolazione detenuta refrattaria al rispetto delle regole, abituata da anni alla consapevolezza che tutto gli è dovuto. Chiediamo l’immediata applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni adatte a contenere soggetti violenti e pericolosi. Sarebbe opportuno dotare al più presto la polizia penitenziaria del taser o, comunque, di altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato”.
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