(Foto credit: Sardarafoto / Valentino Selis)

Il Giudicato di Arborea è stato uno dei quattro regni sardi che si formarono tra il VIII e il IX secolo a seguito della dissoluzione dell’Impero Bizantino. Si estendeva inizialmente nel territorio dell’attuale provincia di Oristano. Nel tempo ebbe una espansione tale da coprire quasi interamente l’Isola. La sua storia si concluse verso il 1420, quando l’ultimo re di Arborea, Guglielmo III di Narbona, cedette il regno alla Corona d’Aragona.

A difesa del potere dei quattro regni vennero eretti i castelli, che ospitavano guarnigioni militari e talvolta dimore nobiliari. Si stima che, in totale, in Sardegna ne furono costruiti ben 82, tutti durante il Medioevo. Una volta persa la funzione difensiva, vennero a poco a poco abbandonati – a tal punto da diventare ruderi in mezzo a paesaggi sconfinati.

Per mantenere intatta la memoria del lascito storico del Giudicato d’Arborea, nel 2016 è nata La Rete Sarda dei Castelli, che comprende sei fortificazioni del versante meridionale del regno. Alcuni dei paesi coinvolti (Las Plassas, Sanluri, Sardara) hanno vissuto da protagonisti le vicende che hanno caratterizzato l’isola nel Medioevo. Ancora oggi conservano storie travagliate, battaglie cruente, miti, amori, sfarzi e figure mitiche.

Castello di Las Plassas

Il Castello di Las Plassas è anche noto come Castello di Marmilla, e sorge su una collina che ha dato il nome al territorio – la Marmilla appunto – per la sua forma somigliante ad una mammella.

La sua costruzione risale al XII secolo, al confine con il Regno di Arborea. Aveva una funzione difensiva e di controllo del territorio a protezione di una delle regioni più fertili, vocata alla coltivazione di cereali e legumi.

Edificato ad una altezza di 270 metri, ha rappresentato una roccaforte di rilevante importanza militare. Tanto che fu uno degli ultimi castelli ad essere espugnato. L’edificio, costruito su un basamento roccioso adeguatamente regolarizzato, ha una pianta esagonale irregolare.

Attualmente sono visibili la torre maestra e le murature, oltre che gli ambienti: i magazzini, la corte d’armi, l’ingresso e la grande cisterna interrata, che costituiva una preziosa riserva d’acqua.

Il Castello di Las Plassas venne ristrutturato diverse volte nel corso dei secoli e fu protagonista della guerra che contrappose il Regno di Arborea alla Corona di Aragona. Passato al Regno di Sardegna, mantenne la sua funzione per altri cento anni circa, prima di venire abbandonato.

Dal 2001, il Castello è stato oggetto di importanti interventi di ristrutturazione e consolidamento. Nonché di scavi archeologici, dai quali sono stati rinvenuti parte dell’arredo architettonico, ceramiche, resti di una macina, frammenti di armi, vetri e resti di cibo. I reperti sono esposti nel museo del castello MudA, ospitato in una dimora campidanese ottocentesca di Las Plassas.

Castello di Monreale

Il Castello di Monreale si trova in cima all’omonimo colle a una quota di 274 metri. Benché la struttura sia legata alle vicende giudicali, la sua struttura venne edificata sui resti di un insediamento nuragico, in data non del tutto certa. La prima attestazione risale al 13 giugno 1309, in un documento in cui il re Giacomo II concede a Mariano e Andreotto – visconti di Bas e giudici di Arborea – e ai loro eredi di conservarne il possesso.

Nato per controllare le vie di collegamento tra sud e nord dell’Isola, insieme al castello di Marmilla (Las Plassas) componeva la linea difensiva meridionale del Giudicato. Tra i suoi ‘inquilini’ ci furono Mariano IV ed Eleonora d’Arborea. Qui la “corte” vi trascorreva periodi di riposo e cure data la vicinanza con le antiche terme di Santa Maria Aquas.

Il complesso fortificato di Monreale si articola in un castello vero e proprio e in un borgo sottostante. È racchiuso da una cinta muraria dotata di otto torri, a pianta sia quadrata sia circolare. Del castello sono ben visibili i muri perimetrali, alti circa 10 m e privi di feritoie o finestre, che racchiudevano tre cortili posti al centro e circondati da una serie di ambienti.

All’inizio del mastio sono presenti un pozzo e una cisterna con volta a botte. Queste strutture sotterranee, che assicuravano una scorta di acqua anche in caso di lunghi assedi o periodi di siccità, hanno ispirato una leggenda. Si narra di un cunicolo che conduce al tesoro del castellano, nascosto dentro una botte posta accanto a un’altra identica, contenente invece la terribile “musca macedda”, un insetto velenosissimo dalla puntura mortale.

Il castello fu anche prigione e luogo di esecuzioni capitali: Mariano IV fece giustiziare, infatti, due persone accusate di essere andate ad Oristano per uccidere due prigionieri catalani.

Ma ebbe anche funzione di rifugio, come nel caso di Guglielmo III di Narbona, dopo la sconfitta degli Arborensi ad opera degli Aragonesi nella battaglia di Sanluri (Sa Battalla) del 1409.

Castello di Sanluri

Il Castello Giudicale Eleonora d’Arborea, conosciuto anche come Castello di Sanluri, è l’unico sopravvissuto al passare dei secoli. A tal punto che oggi appare pressoché identico rispetto all’ anno in cui fu costruito (1355).

Venne eretto in 27 giorni per volere del Re Pietro IV d’Aragona. Aveva un ruolo difensivo e di controllo, al confine tra il regno aragonese e quello di Arborea. Negli anni venne incrementata la sua potenza e solidità, permettendo la presenza di armamenti e tanti soldati di presidio.

Di forma quadrata, si presenta con mura alte circa 12 metri e lunghe 25. Ciascun angolo presenta delle semi torri con una merlatura tipicamente Medievale. Come quasi tutti i castelli sardi, per un breve periodo venne utilizzato come carcere.

Il 30 giugno del 1409 il paese di Sanluri e il castello divennero lo scenario dello scontro tra le truppe catalano aragonesi e quelle arborensi. I catalani conquistarono definitivamente il castello e costrinsero il sovrano arborense alla ritirata nel vicino castello di Monreale. Ogni due anni il Comune di Sanluri e Associazione Pro loco cittadina organizzano la Rievocazione storica della battaglia e dell’assalto.

Il castello passò poi più volte sotto la proprietà di diverse famiglie, fino agli Aymerich, prima che venisse confiscato dal Regno di Sardegna nel 1839. Nel XX secolo, il nuovo proprietario, Nino Villa Santa, decise di ristrutturarlo e di destinare le sale del castello ad uso museale.

La struttura è oggi divisa in quattro musei. Due di questi conservano cimeli e documenti delle due guerre mondiali, delle campagne d’Africa e del fascismo; nel terzo è esposta la Collezione delle Cere, costituita da più di trecento pezzi con ritratti e sculture realizzate tra il cinquecento e l’ ottocento. Il quarto è dotato di mobili, arredi, dipinti e sculture che spaziano dal Rinascimento al Risorgimento.

Al piano terra, il salone delle milizie ospita il Museo Risorgimentale dove si sono presenti armi, equipaggiamenti e bandiere, donati nel 1927 da Emanuele Filiberto di Savoia Duca d’Aosta a Nino Villa Santa. Alcuni cimeli sono d’importanza nazionale: fra questi il tricolore della Vittoria, che dalla torre di San Giusto consacrò Trieste all’ Italia il 3 novembre 1918, e il bollettino della Vittoria, originale Sottoscritto dal Maresciallo d’ Italia Armando Diaz.

Dal terrazzo è possibile avere una visuale completa su gran parte del Campidano, fino – persino, a scorgere il castello del Colle di San Michele di Cagliari.

Contenuto realizzato in collaborazione con la Regione Sardegna, Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio.