Se il sistema imprenditoriale sardo riuscisse ad avvicinarsi in termini di produttività alla media nazionale investendo sul miglioramento dei processi produttivi, della tecnologia, dell’organizzazione e dei modelli gestionali, la Sardegna potrebbe recuperare circa 10 punti percentuali di Pil, pari a 3 o 4 miliardi di euro. È il dato più evidente che si evince dalla ricerca “Sardegna 2023, scenari strategici per lo sviluppo delle piccole e medie imprese al tempo del PNRR”, presentata oggi a Cagliari dalla Cna Sardegna.
Proponendo un’analisi comparata della struttura del Pil della Sardegna con quello delle altre regioni italiane, la ricerca da un lato conferma il fallimento delle politiche di coesione (la convergenza con le aree più dinamiche del nostro paese e dell’Europa resta irrealizzata, in virtù di una crescita inferiore in termini di Pil pro-capite, occupazione, produttività del lavoro) ma dall’altro, analizzando le potenzialità di settori strategici come turismo, agroindustria, costruzioni e trasporti preserva la speranza che il declino per la Sardegna non sia irreversibile.
Il sistema delle imprese sarde potrebbe aumentare il proprio valore aggiunto, a parità di costi produttivi e ore lavorate, di circa il 25% se operasse in maniera ottimale come le regioni che si collocano sulla frontiera efficiente. Si tratterebbe di circa 8/9 miliardi di euro di maggiore PIL (ai prezzi del 2019).
“Tre cicli di programmazione europea – hanno spiegato Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della CNA Sardegna – non sono bastati ad avvicinare gli obbiettivi della politica di coesione. Gli elementi di criticità storici e strutturali non sono stati scalfiti. I lasciti di quest’ultimo ventennio, come conferma la ricerca, ci dicono – continuano Tomasi e Porcu – che è necessario introdurre elementi di discontinuità radicale rispetto al passato. Sulle grandi “riforme di struttura”, efficientamento della P.A. Regionale, il riordino dell’assetto amministrativo/istituzionale/locale, il modello Sanitario, il rapporto con lo Stato, la riforma del nostro Statuto, il riconoscimento del principio di insularità da declinare con le proposte sull’autonomia differenziata, servirebbero accordi bipartisan tra le forze politiche nel definire un quadro di regole e valori condivisi entro i quali esercitare la doverosa dialettica politica.
Condizione necessaria per evitare come accaduto nell’ultimo ventennio – a fasi alterne – che chi governa, anche su questioni strategiche, cancelli il modello di chi ha amministrato precedentemente.
Tutto ciò – continuano i vertici CNA – sottrae efficacia, priva di effetti le politiche di programmazione e sviluppo. L’auspicio è che la parte finale della legislatura, mancano pochi mesi alle elezioni regionali, si concluda in maniera ordinata ed utile, approvando i provvedimenti di legge su cui già esiste specifica copertura finanziaria”.
Tra gli esempi di provvedimenti attesi il collegato alla legge di stabilità e le direttive di attuazione alla norma che ha stanziato 70 milioni di euro per la transizione energetica, di cui 30 destinati alle imprese, per la riduzione dei costi energetici e l’ottimizzazione dei processi produttivi su cui CNA ha presentato una proposta che prevede l’incentivazione dell’auto produzione di energia elettrica attraverso l’installazione degli impianti fotovoltaici sui tetti dei capannoni industriali e/o artigianali.
“Urgente – concludono Tomasi e Porcu – per non rischiare ritardi sulla spendita delle risorse del PNRR ridare operatività alla macchina amministrativa regionale, coprendo i vuoti nella direzione tecnica di assessorati strategici e del Centro regionale di programmazione”.
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