Con Richard Gere si è chiusa ieri sera la sesta edizione del Filming Italy Sardegna al Forte Village di Santa Margherita di Pula.
In collegamento su Zoom, l’attore hollywoodiano, presidente onorario del festival, si racconta in una masterclass di fronte a un pubblico di giovani aspiranti registi, attori e produttori cinematografici.
“Il valore della vita umana dipende oggi più che mai da dove vieni e da quanti soldi hai”, dice Gere che si è convertito al buddismo e vive un periodo di pace, fuori da New York, insieme ai suoi quattro figli e la moglie. “Sono fortunato a vivere nel verde – dice sereno -, io e mia moglie portiamo i figli a scuola e li aiutiamo con i compiti. Viviamo una vita normale e molto semplice”.
Ora l’obiettivo dell’attore hollywoodiano “è vivere a pieno quello che questa vita mi offre, senza dare nulla per scontato e consapevole di quanto sia fortunato nel fare ciò che ho sempre sognato”.
Poi un consiglio spassionato ai giovani presenti: “Credo che nel corso della vita occorra lavorare su sé stessi per evolversi perché lì risiede la verità”, dice Gere e aggiunge: “Cercate di fare quello che vi rende felici e liberi, seguite il vostro istinto e sfidatevi”.
Non poteva mancare, infine, una domanda riguardo l’attualità. “Penso che siamo tutti completamente uguali – continua l’attore -, ma quando ho letto sul giornale l’orribile evento che ha visto quattrocento persone perdere la vita in Grecia su una barca nel Mediterraneo e la diversa attenzione dedicata alle cinque persone disperse in un sottomarino nei mari del Titanic, ho capito ancora una volta quanto sia ingiusto il mondo”. “Tutti i Paesi – aggiunge Gere – mobilitavano i loro mezzi di soccorso per queste cinque persone e nessun soccorso invece per la tragedia in Grecia”.
Da sempre impegnato nelle battaglie per la difesa dei diritti umani, l’attore americano ha raccolto milioni di dollari per scopi umanitari.
Soltanto qualche giorno fa, in un’intervista al Corriere della Sera, aveva risposto riguardo la faccenda che lo vede coinvolto nel processo all’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, accusato di aver impedito lo sbarco della Open Arms con 147 migranti a bordo.
Gere potrebbe infatti venir citato nell’udienza del prossimo 7 luglio come testimone dei fatti, essendosi reso partecipe della cura dei naufraghi presenti, comprando frutta e verdura e affittando un’imbarcazione per portare loro quello che era stato acquistato.
“Io posso incontrare chiunque, non ho problemi – ha detto l’attore -. Una nuova legge in Italia, quando Salvini era ministro dell’Interno, impediva ai rifugiati di sbarcare. È un atto criminale. Com’è potuto accadere nell’Italia profondamente cristiana? Mi sono chiesto cosa potevo fare per i 147 migranti che nel 2019 sono rimasti 19 giorni sulla nave ormeggiata davanti a Lampedusa, dopo il divieto d’ingresso del governo italiano. Ho preso la decisione di portare acqua e cibo su una imbarcazione di gente che scappava, che ha preferito il rischio di morire annegata nel Mediterraneo per non tornare a casa e morire, per sopravvivere”.
“Ho parlato con loro – racconta l’attore – li ho guardati negli occhi, li ho tenuti per mano, ho ascoltato le loro storie. L’Italia deve vedersela con l’Africa, la Germania con i rifugiati dei Balcani. L’Europa ha una responsabilità enorme nello sfruttamento di centinaia di anni. Oggi – conclude Gere – le stesse colpe le ha la Cina, paese dove non posso entrare per la mia vicinanza al Tibet”.
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