Riccardo De Lisa (Archivio Cagliaripad)

Dopo tanti anni trascorsi a lavoro per il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale e il Fondo interbancario per i depositi, oggi Riccardo Lisa è tra le punte di diamante dell’Università di Cagliari dove insegna Economia e finanza.

La sua esperienza professionale a contatto con i più importanti esperti del mondo della finanza internazionale, la porterà a conoscenza degli studenti e delle studentesse che parteciperanno alla Scuola estiva di Economia e diritto dell’Ateneo cagliaritano, di cui lo stesso è direttore insieme al collega Giuseppe Boccuzzi.

Un percorso formativo che si articolerà in quattro giornate di studio durante i quali si alterneranno oltre 40 relatori esperti.

Ad aprire l’iniziativa, sarà nientemeno che il presidente della Consob, Paolo Savona, che terrà un seminario per fare il punto sulle sfide dell’attività bancaria finanziaria, sulla biodiversità del sistema finanziario e sulla proporzionalità della regolamentazione.

Partiamo dalla Scuola estiva di economia e diritto dell’Università di Cagliari di cui lei è direttore. Com’è nato questo progetto?

Sì è la prima edizione della scuola estiva per cui colgo anche l’occasione per ringraziare la Fondazione di Sardegna, sponsor del progetto insieme ad altre organizzazioni. Questa iniziativa ha radici lontane, nasce dalla mia esperienza professionale che ho avuto presso il Fondo interbancario per i depositi ma anche in giro per il mondo con la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale. In questi contesti ho maturato l’idea che queste tematiche di rischio delle banche e di regolamentazione dovessero essere affrontate in maniera diversa da quello che è stato fatto fino ad ora, ovvero con un approccio che miscelasse la pratica con la teoria, perché altrimenti è difficile cogliere la complessità che oggi abbiamo nei mercati bancari e finanziari. L’altro aspetto importante è che proprio per la complessità di questi settori occorre seguire un approccio interdisciplinare mischiando per esempio l’economia col diritto.

Possiamo dire che l’educazione finanziaria sia una necessità in Italia, dove il cosiddetto “analfabetismo finanziario” è al 74%, parliamo di 3 cittadini su 4.

Sì questo è assolutamente vero. La conoscenza delle materie finanziarie in Italia è molto bassa e noi dobbiamo agire per migliorarla. Possiamo farlo in diversi modi, ma anzitutto dobbiamo inserire l’educazione finanziaria nelle scuole. Ci sarà un progetto a riguardo, che vuole inserire questa materia all’interno dell’educazione civica. È un primo passo importante che fa sì che i bambini inizino a parlare di finanza. L’altro contesto importante in cui bisogna parlare di finanza è all’interno della famiglia: i bambini devono capire che per poter vivere abbiamo bisogno di soldi e che devono essere gestiti nel modo migliore possibile. Il budget familiare per esempio è un mezzo di finanza di cui si deve parlare all’interno delle famiglie, soprattutto con le persone che lo gestiscono, quindi le mamme in primis, che possono rappresentare un veicolo fondamentale in termini di educazione finanziaria. Un’altra azione utile in quest’ottica è quella di contribuire a formare e supportare gli esperti di banca perché nel rapporto banca-cliente svolgono un’azione importantissima, o ancora lavorare con i consulenti finanziari di fiducia. Oggi abbiamo bisogno di “mangiare” di più di finanza perché la gestione è più complessa: siamo in un momento di inflazione che “mangia” il nostro potere d’acquisto. Molti di noi sono alle prese con mutui, in alcuni casi più elevati, quindi dobbiamo essere ancora più accorti nel gestire le nostre finanze e continuare a risparmiare, che è stata una delle nostre caratteristiche principali.

A proposito di inflazione, i giovani sono quelli che fanno più fatica in questo momento storico con pochissime certezze a livello economico-finanziario e i tassi dei mutui sempre più elevati. Qual è la situazione a Cagliari e in Sardegna in generale?

Noi abbiamo un’inflazione che è abbastanza elevata oggi, ancora a una cifra, siamo al 7,5%, che impatta sui nostri bilanci. Ovviamente con l’inflazione abbiamo anche tassi di interesse elevati e questo comporta che l’acquisizione di case attraverso mutui bancari sia più complicata. L’Italia, a differenza del resto d’Europa, ha una predisposizione all’acquisto della prima casa, caratteristica che ritroviamo anche in Sardegna. I giovani hanno delle complicazioni in più, perché purtroppo ci troviamo in una economia lavorativa in cui il lavoro sta diventando sempre più precario, ma non solo. Le nuove generazioni possono trovarsi in una situazione ancor più complicata – anche se non lo vedono nell’immediato – per quanto riguarda il mondo pensionistico perché non si sa se riusciranno ad avere una pensione sostanziosa. Quindi hanno difficoltà a tenere una qualità di vita che consenta di soddisfare i loro bisogni, perché gli stipendi sono bassi e precari; hanno difficoltà, in assenza di garanzie, a chiedere i mutui per la prima casa e coloro che sono riusciti a farlo, in certi casi, si trovano a pagare delle rate crescenti. Quindi necessitano ancor più loro nozioni di finanza in modo da gestire al meglio le loro risorse.

Un altro grande tema di cui si parla poco e male in Italia è quello delle cripto valute. A che punto siamo?

Noi siamo in un mondo in cui le valute non sono più cartacee ma stanno diventando digitali, quindi è un mondo che dobbiamo conoscere sia per capire come possiamo utilizzarlo sia per conoscere i rischi che derivano dalle cripto valute. È necessario avere una conoscenza più approfondita su questo sistema di pagamenti digitale anche perché le stesse banche centrali stanno emettendo moneta digitale – parliamo dell’euro digitale -, proprio per contrastare gli aspetti più negativi che possono esserci in certi mercati delle cripto valute. Quando parliamo di “analfabetismo finanziario”, rispetto ai numeri da lei citati precedentemente, su questo tema sono ancora meno gli italiani con una certa padronanza della materia, però noi le cripto valute ce le ritroviamo sul sito web o anche come possibilità di investimento. Così come compriamo un vestito o un paio di scarpe, la stessa cosa deve accadere quando compriamo un prodotto finanziario.

Cosa ne pensa delle riforme a livello economico dei governi che si sono succeduti negli ultimi anni in Italia?

Stiamo parlando di una situazione di forte difficoltà nel gestire le risorse finanziarie di uno Stato: sia perché ci troviamo nel post-pandemia sia perché il nostro debito pubblico è molto elevato. Dobbiamo proseguire notevolmente verso questi fronti di riforma, il processo è solo iniziato. Dobbiamo seriamente pensare a come ridurre il debito italiano, aumentando il Pil ma allo stesso tempo non incrementando troppo il debito.

Lei ha lavorato per tanti anni al Fondo monetario internazionale e alla Banca mondiale. Com’è vista l’Italia oggi in Europa?

Parlo per la mia esperienza diretta. Purtroppo l’Italia è sempre vista con sospetto dai partner europei per quanto riguarda i conti che noi abbiamo, con un forte debito pubblico e una produttività che varia nel tempo. Certamente ci riconoscono le nostre qualità di grande creatività, di capacità di resilienza e di problem solving, però guardano anche agli altri elementi negativi. Quindi il lavoro di crescita della reputazione italiana a livello internazionale, e non solo europeo, è un lavoro che deve essere approfondito e amplificato.

Leggi le altre notizie su www.cagliaripad.it