Ottima la prima. Geppi Cucciari conquista il pubblico del Teatro Massimo di Cagliari con lo spettacolo “Perfetta”, scritto da Mattia Torre, scomparso prematuramente quattro anni fa, e portato in scena nella serata di ieri sotto le insegne del Cedac Sardegna.
Le due date segnate nel calendario – 17 e 18 maggio – erano già soldout da tempo, a conferma della popolarità e del grande affetto degli spettatori isolani nei confronti della comica, attrice e conduttrice tv cagliaritana.
Reduce dal programma “Splendida cornice”, andato in onda in prima serata su Rai 3 con un discreto successo, Cucciari ha saputo dimostrare che è possibile innovare e sperimentare anche nella tv di Stato parlando di cultura.
Oggi torna nei teatri italiani mescolando le carte della sua carriera nata vent’anni fa a “Zelig Off” e maturata man mano, senza preconcetti, tra gli studi Mediaset (Italia’s Got Talent, Le Iene, Amici di Maria De Filippi), La7 (Le invasioni barbariche, G’Day) e Rai (Per un pugno di libri, Le parole della settimana, Cartabianca) per poi approdare sul grande schermo con registi come Carlo Verdone, Paolo Zucca e Giovanni Veronesi.
Così Cucciari si è costruita il suo audience, affezionatissimo, che le ha permesso di registrare il “tutto esaurito” nella prima tappa in Sardegna di una tournée che si concluderà ad Alghero e Sassari.
Lo spettacolo “Perfetta”, con le musiche di Paolo Fresu e gli abiti di Antonio Marras, sembra cucito su misura per lei. La protagonista, donna in carriera in una concessionaria con sede in un quartiere extra lusso di Roma, vive la sua quotidianità in maniera – dice lei – “circolare” seguendo le quattro fasi del ciclo mestruale che coincidono, tra ironia e poesia, con le fasi lunari.
Dentro c’è tutto quel che una donna sulla cinquantina vorrebbe condividere sul palco con lei: gioie e dolori in un Paese, il nostro, che spesso e volentieri le lascia in balìa di uomini troppo impegnati a lavoro e poco collaborativi a casa – “mio marito è una pianta” esordisce Cucciari -, figli sempre più esigenti che fin dalla tenera età assorbono tutte le loro energie – “di chi ha più di tre figli non ne voglio nemmeno parlare” prosegue la protagonista – e capi rinchiusi tra i vetri dei propri uffici a “pippare cocaina”, in una competizione perenne in cui le donne partono svantaggiate fin da piccole.
Cucciari non risparmia nessuno, nemmeno la badante straniera che risponde in loop “se señora” e non fa altro che sistemare il minimo indispensabile in casa, né i clienti della concessionaria, uomini d’affari e altri decisamente meno benestanti che ripongono tutte le proprie aspettative, sogni e desideri in una “macchinetta”.
Dietro a tutto questo tran tran, ci sono loro, le donne sulla cinquantina che, dice Cucciari sul palco, “sono il vero motore di questo Paese”.
Un’ora e venti scorre velocissima, tra tantissimi applausi e le risate che arrivano per la maggior parte da voci maschili che, con buone probabilità, si sentono chiamati in causa in un monologo intenso, ritmico e dissacrante, più che mai attuale.
Tutto si chiude con la quarta fase di entrambi i cicli: c’è la luna piena su sfondo blu notte. Perfetta.
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