La tragica alluvione che ha travolto l’Emilia-Romagna nelle ultime quarantotto ore conta oggi due morti, una persona dispersa, decine di centri abitati allagati, trasporti bloccati, scuole chiuse, campagne inondate, paesi evacuati.

Un evento che riaccende i fari sui pericoli di dissesto idrogeologico, che coinvolgono tutta Italia e sono amplificati dai disastrosi effetti del cambiamento climatico.

Solo negli ultimi quindici anni, secondo gli ultimi dati Ispra (2020), sono migliaia le aree che sono state investite dalle frane e alluvioni più disastrose. E proprio in Emilia-Romagna si registrano i dati peggiori – in termini assoluti – con ben 578.088 edifici presenti in aree a pericolosità idraulica media, il 59% su base regionale. Seguono la Toscana con 197.612 edifici (22,2%), il Veneto con 132.709 edifici (10,8%), la Calabria con 92.850 edifici (12,4%) e il Piemonte con 66.330 (5,8%).

Le alluvioni e gli edifici a rischio in Sardegna

La Sardegna non è da meno. Qui si registrano 45.459 edifici presenti in aree a rischio idrogeologico medio, il 7,5% su base regionale.

Soltanto nel novembre 2020, infatti, l’ondata di maltempo ha sconvolto i territori del Nuorese, dell’Ogliastra, delle Baronie e del Medio Campidano. Si contarono 3 morti.

L’evento è stato particolarmente intenso nel centro abitato di Bitti, nel quale si sono registrate violente e cospicue precipitazioni, concentrate nella prima parte nella mattinata del 28 novembre, che hanno determinato gravi danni alle infrastrutture pubbliche e private, alle attività economiche e produttive, l’interruzione dei servizi pubblici essenziali e, nonostante le misure preventive poste in essere dal Comune, anche la perdita di tre vite umane.

Numerosi tratti viari sono stati interdetti a causa di allagamenti, frane e smottamenti e molte abitazioni evacuate, non solo a Bitti, ma anche a Galtellì, Torpè, Posada e Villacidro.

L’incubo alluvioni è tornato nel novembre 2022, quando l’Oristanese e l’area di Alghero e Bosa son state travolte da violente piogge e raffiche di vento che hanno scoperchiato serre e allagato centri abitati, oltre ai raccolti dei campi.

Il fiume Temo, esondando dalla Diga Santu Crispu, ha cominciato ad attraversare il centro di Bosa: a scopo precauzionale sono state evacuate sei persone in un centro di accoglienza, alcune imbarcazioni ormeggiate sono state trascinate verso il mare, danneggiato il pontile galleggiante.

Numerose vie sono state invase da acqua e fango. Una tettoia è crollata precipitando sulle auto parcheggiate, ma nessuno per fortuna è rimasto ferito.

Molti Comuni sardi hanno dovuto chiudere le scuole e i parchi. Ad Alghero il vicesindaco ha firmato ieri un’ordinanza con cui dispone la chiusura delle scuole, dei parchi urbani e del cimitero, lo stesso è avvenuto a Guspini e ad Arbus. Poi Oristano, Terralba, San Nicolò d’Arcidano, Arborea, Uras, Solarussa, Bosa, Ales. 

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