“Una depressione temporanea”, l’ha definita la psicologa dell’ex compagna dell’attaccante dell’Olbia Daniele Ragatzu, in riferimento allo stato psicofisico della donna causato dalla convivenza forzata con il calciatore.
La professionista è stata sentita nel pomeriggio di ieri nell’aula del Tribunale di Tempio per il processo che vede imputato l’ex del Cagliari del reato di stalking e maltrattamenti nei confronti della donna.
Il dibattimento è durato circa un’ora durante la quale sono stati ascoltati due testimoni chiave: oltre alla psicologa, che ha seguito l’ex compagna di Ragatzu nei mesi successivi all’allontanamento dalla casa in viveva con l’allora fidanzato, anche la cugina della presunta vittima. Quest’ultima avrebbe aggiunto che la donna era “depressa, trasandata, vestita male e mai truccata”.
Ma c’è di più. Secondo quanto testimoniato dalla cugina, l’ex compagna del calciatore non le avrebbe risposto né alle chiamate nè ai messaggi e durante un incontro in compagnia di Ragatzu aveva tenuto “la testa china evitando anche di parlare”.
La stessa ha anche smentito le accuse del padre della donna, che aveva accusato la cugina di essersi messa d’accordo con i genitori della presunta vittima e con lei per concordare le dichiarazioni in aula.
Le accuse si riferiscono al periodo che va dall’ottobre del 2016 all’ottobre del 2017.
L’avvocata dell’ex compagna del calciatore, Cristina Cherchi, ha voluto poi ricordare che il procedimento per calunnia intentato da Ragatzu contro la sua assistista è stato archiviato dal gip nel gennaio 2022: “Questo a sottolineare che la vittima non ha calunniato il suo ex compagno”, ha detto la legale.
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