Province Oristano Maestra sospesa: preside si scaglia contro la “subcultura bigotta”

Maestra sospesa: preside si scaglia contro la “subcultura bigotta”

Il dirigente Tilocca spiega come Marisa Francescangeli sarebbe stata punita per una serie di comportamenti discutibili ripetutamente segnalati dai genitori: dalla proiezione di filmati di disastri naturali attribuiti alla furia del Dio vendicatore dei peccati mondani all’unzione riparatoria dei bambini con l’olio di Medijugorje

Filmati di disastri naturali attribuiti alla furia del Dio vendicatore dei peccati mondani e dell’unzione riparatoria dei bambini con l’olio proveniente da quel business blasfemo che è Medjugorje. Non è stata solo una preghiera richiesta agli alunni a decretare la sospensione di Marisa Francescangeli, la maestra di San Vero Milis. Alla base del provvedimento disciplinare ci sarebbero stati infatti dei comportamenti ripetuti per i quali l’insegnante parrebbe aver ignorato i precedenti richiami.

A rivelarlo è Pino Tilocca, preside del Liceo classico De Castro di Oristano, dirigente, dello stesso Ufficio scolastico della Francescangeli, che in un lungo post su FB prende posizione sulla vicenda svelando anche delle incongruenze attribuibili alla stessa “maestra che appare decisamente inebriata dalla improvvisa notorietà”.

Tilocca prende spunto da quanto riferito dal direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Francesco Feliziani, che qualche giorno fa ha spiegato all’Adnkronos come la sospensione non sia arrivata per caso ma sia stata un provvedimento obbligatorio per legge visti i precedenti richiami.

“In tutto questo è facile rilevare un atteggiamento non troppo equilibrato, peraltro in linea con la propaganda omofoba abbondantemente presente sul profilo social della protagonista della vicenda”.

“Come succede spesso a chi parla molto, qualche incongruenza appare emergere qua e là nelle sue dichiarazioni – scrive Tilocca -. La prima è l’affermazione di essere stata sorpresa dal provvedimento nei suoi confronti di cui dichiara non aveva cognizione. Questa affermazione non può corrispondere a verità perché il primo atto di avvio di un procedimento disciplinare è la comunicazione all’interessato che viene informato degli addebiti a suo carico e invitato a presentarsi per un colloquio assistito dal suo sindacato o da un legale, oppure in alternativa a inviare una memoria difensiva. La maestra non può non aver ricevuto questa comunicazione e sapeva quindi benissimo che c’era in atto un procedimento nei suoi confronti. Nella sua prima intervista alla stampa inoltre ha dichiarato di essersi limitata ad un paio di preghiere e alla realizzazione di un rosario. Tutti abbiamo colto la sproporzione fra i fatti dichiarati e l’entità del provvedimento, ma pian piano stanno emergendo elementi e circostanze che danno una dimensione diversa alla vicenda”.

“Per questo – prosegue – appaiono fuori luogo le bizzarre dichiarazioni del presidente Solinas vestito da crociato e le frettolose interrogazioni parlamentari tese a innescare una guerra di religione che non ha senso di esistere. Perché in realtà dalle circostanze non si evidenzia una contrapposizione tra una concezione laica e una religiosa della scuola, quanto il fatto che in nessuna scuola civile possano avere diritti di cittadinanza comportamenti ispirati a superstizioni medievali che mettono in discussione il diritto per i nostri bambini ad avere conoscenze ispirate alla razionalità e ad un apprendimento che ne sviluppi le competenze cognitive. È insostenibile quindi dire che in questa vicenda ci sia una contrapposizione tra cultura cattolica e cultura laica, che non ci hanno mai scandalizzato due Ave Maria; però l’utilizzo della scuola pubblica per diffondere una subcultura bigotta, oscurantista ed antiscientifica no, questo non è ammissibile”.

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