I Sardi si differenziano da tutte le popolazioni italiane ed europee. Lo afferma uno studio del 2019 che rientra in un progetto mondiale finanziato dalla National Geographic Society. Secondo la ricerca, effettuata da Davide Pettener, antropologo del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna (che ha creato una banca di campioni di Dna per tracciare la storia genetica degli Italiani), l’isola, che conserva le più antiche tracce umane, “si è differenziata da tutte le popolazioni europee, al pari di Baschi e Lapponi”.
“Gli Italiani non esistono. Si tratta solo di un’aggregazione di tipo geografico. Abbiamo identità genetiche differenti, legate a storie e provenienze diverse e non solo a quelle”, spiegava Pettener sul Corriere della Sera.
Secondo lo studioso la Sardegna soprattutto per quanto riguarda il flusso delle migrazioni (gran parte delle popolazioni europee sono il frutto di commistioni genetiche tra Germani, Greci, Longobardi, Normanni, Svevi, Arabi che sono passati lasciando i loro geni) che per quanto riguarda il clima e l’alimentazione si è differenziata geneticamente rispetto al resto d’Italia e d’Europa.
Altro motivo di differenziazione sono state le malattie infettive. In Sardegna, ad esempio, la malaria ha rappresentato una delle principali pressioni ambientali, mentre nel Sud la selezione naturale ha potenziato le risposte infiammatorie contro i batteri di tubercolosi e lebbra, le quali potrebbero però essere una delle cause evolutive alla base di una maggiore suscettibilità a patologie infiammatorie dell’intestino, come per esempio il morbo di Crohn.
“I Sardi – sottolinea Pettener nell’intervista – si differenziano da tutte le popolazioni italiane ed europee. Mentre la Sicilia è stata un hub per tutte le popolazioni mediterranee, la Sardegna conserva le più antiche tracce non avendo subito invasioni e si è differenziata da tutte le popolazioni europee al pari di Baschi e Lapponi. “Lo studio delle popolazioni isolate, come e più della Sardegna, per esempio come quella Arbëreshë (le popolazioni di lingua albanese stanziate in alcune zone del Sud), i Ladini, sparsi nelle valli delle Dolomiti, i Cimbri dell’Altopiano di Asiago o i Grichi e i Grecanici del Salento e della Calabria è interessante perché ci permette di vedere come eravamo, presumendo che ci siano stati pochi innesti nel tempo di Dna differente. Una vera macchina del tempo”.
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