Che l’opera di Grazia Deledda sia stata sminuita, malinterpretata e misconosciuta per decenni è cosa ormai nota. Ci è voluto l’anniversario dei 150 anni dalla sua nascita per riabilitarla in toto, o quasi, non foss’altro che per il Premio Nobel per la Letteratura ricevuto nel 1926.

A riprendere il dibattito sul web è il blogger Dario Accolla, laureato in Filologia moderna all’Università di Catania, e da sempre molto attento alle tematiche di genere.

In un post pubblicato nella serata di ieri sulla sua pagina Facebook mostra l’indice dell’antologia di letteratura italiana “Produzione e fruizione” curata da Petronio e Masiello per Palumbo. Un testo del lontano 1992, ma che ancora oggi viene proposto in alcune scuole superiori d’Italia, che tra gli “autori minori” indica proprio la scrittrice nuorese.

“Ora ditemi che le questioni di genere sono di secondaria importanza, quando è stato proprio il genere dell’autrice a collocarla sotto quell’etichetta lì”, scrive il blogger. Tantissimi i commenti indignati che conferma l’impostazione ormai obsoleta del testo. “Io non ho mai studiato nessuna donna in Letteratura se non Elsa Morante (e anche di lei poco)”, scrive un’utente. “Più che per il genere si dovrebbe parlare di provenienza geografica: andrebbe studiata al posto di Giovanni Verga (o insieme)”, commenta un altro.

In effetti, nonostante Grazia Deledda venga studiata e tradotta in tutto il mondo, sono ancora molto pochi gli spazi a lei dedicati dalle scuole superiori all’università. Ma c’è chi propone un cambio di rotta.

Il professor Duilio Caocci, ordinario di Letteratura italiana all’Università di Cagliari, ad esempio, nell’anno accademico 2021-2022 ha tenuto un corso interamente dedicato all’unica donna a vincere il Premio Nobel per la Letteratura (Narrativa). Tra i testi proposti agli studenti del corso di laurea magistrale in Filologie e letterature classiche e moderne, ce ne sono diversi che guardano avanti e propongono “Prospettive e ripensamenti nelle prime opere di Grazia Deledda” e nuova linfa a un’autrice lasciata troppo a lungo nel dimenticatoio.

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