No al 41bis. Sono in tanti, tantissimi, a farsi avanti contro il regime di carcere duro dopo il caso di Alfredo Cospito, l’anarchico detenuto prima al carcere di Bancali e poi trasferito a Milano Opera con l’accusa di tentata strage.
Tra i sostenitori della battaglia che lo stesso detenuto ha voluto intraprendere c’è anche il giornalista, scrittore e politologo sassarese Luigi Manconi. Da sempre contrario al 41bis già dai tempi della richiesta del legale del boss Provenzano, che a 81 anni, si era ritrovato in condizioni di salute molto critiche, in fin di vita, Manconi aveva chiesto la revoca del carcere duro.
In questi giorni è intervenuto nuovamente nel dibattito che ha scaldato gli animi anche del Parlamento, in seguito all’affermazione del deputato Giovanni Donizzelli (Fratelli d’Italia) che ha accusato i parlamentari del PD – in visita da Cospito quand’era ancora a Sassari per accertarne le condizioni fisiche – di “stare coi terroristi”.
Per Luigi Manconi, invece, è necessario scindere le due cose. “Non ho parlato dei reati di Cospito né della sua ideologia (i primi molto gravi e la seconda del tutto estranea a chi scrive), in quanto è mia convinzione profonda che il garantismo valga a prescindere”, scrive in un post sulla sua pagina Facebook. “A prescindere dal curriculum criminale dell’interessato, dal suo grado di adesione alle regole della democrazia, dalle sue posizioni politiche e tanto più dalle sciagurate esercitazioni simil-terroristiche dei suoi fan”, aggiunge.
La ragione, secondo il giornalista sassarese è che “lo Stato di diritto e il sistema democratico si dimostrano tanto più forti quanto meno corrispondono alla rappresentazione caricaturale che ne fanno i loro nemici; e quanto più sono capaci di affrontare e sconfiggere questi ultimi senza mai deflettere dai propri irrinunciabili principi”.
“Tra questi, il fatto che il corpo di chi si trovi nella custodia dello Stato e dei suoi apparati è, per lo Stato stesso, il bene più prezioso”, conclude Manconi.
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