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È stato un punto di riferimento per migliaia di giovani sardi che in lui avevano ritrovato un faro spirituale. Erano sicuramente altri tempi, per la Chiesa di Cagliari. Tempi in cui la struttura dei Gesuiti di San Michele, a Cagliari, era teatro di affollatissime messe cantate. Chitarre elettriche e acustiche, basso e batteria per lodare il Signore con un entusiasmo travolgente e fuori dal tempo. A ritmo di rock. Tempi in cui anche le canzoni di Jesus Christ Superstar servivano ad avvicinare la gente alla fede. In un modo irripetibile, che forse adesso potrebbe sembrare demodé.

Lui, padre Giovanni Puggioni, per quelle persone era diventato la Stella polare, per citare una canzone che si cantava in quel periodo. Con la sua “Operazione Africa Onlus” era riuscito a sensibilizzare tantissimi ragazzi alle problematiche dell’Africa, in cui era stato a lungo missionario. Ma oltre che per la sua attività missionaria per oltre cinquant’anni il gesuita è stato una infaticabile guida spirituale che ha accompagnato verso la fede persone che dalla fede erano state distanti anni luce.

Padre Puggioni era uno di quei preti in cui quella fede viveva nella carne e non rimaneva appesa nelle sacrestie. Per questo la sua opera  è rimasta nel cuore di tanti fedeli. E per questo lunedì prossimo si aprirà ufficialmente il processo diocesano relativo alla sua causa di beatificazione che si terrà alle 16, presso la Cattedrale di piazza Palazzo, e sarà tenuta dal  vescovo e segretario generale della Cei monsignor Giuseppe Baturi.

Padre Giovanni Puggioni nasce a Borore, in provincia di Nuoro, il 16 giugno 1922. Consacrato sacerdote ad Alghero il 12 agosto 1945, entra nella Compagnia di Gesù nel 1945, e dopo aver concluso la formazione teologica in Piemonte, viene poi destinato in Sardegna (Bonorva, Nuoro, infine Cagliari, in cui, nella Residenza di San Michele, svolgerà la parte più feconda del suo intenso apostolato). Negli anni Sessanta, quale responsabile regionale della Lega missionari studenti, inizia i viaggi nello Zaire, accompagnato da giovani volontari. Nel 1973 lancia la campagna “Operazione Mosango” che porterà alla costruzione del reparto di pediatria, il cosiddetto “Padiglione Sardegna” nello Zaire.

La sua attività missionaria prosegue negli anni successivi con la costituzione dell’associazione “Operazione Africa Onlus”, con la quale sostiene numerosi missionari sardi in diversi continenti, e contribuisce alla realizzazione di una serie di scuole e di strutture sanitarie.

Complessivamente, il gesuita effettuerà ben 18 viaggi missionari in vari Paesi africani. Ma oltre che per l’attività missionaria va ricordato – si legge in una nota della Chiesa di Cagliari – per l’intensa opera spirituale che ha svolto in tutta la Sardegna per oltre cinquant’anni. “I cardini di questo ministero furono la diffusione della devozione al Sacro Cuore, della spiritualità del Cuore Immacolato di Maria e la diffusione del rosario tra i giovani. Tanti lo ricordano per le sue qualità umane di accoglienza e di accompagnamento spirituale”.

Dopo essere stato colpito da una grave malattia nel 2003, è morto a Milis il 18 febbraio 2009.

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