“Spesso percorriamo una strada piena di buche e di fango in cui diamo il peggio di noi stessi fino a toccare il fondo. Ma a un certo punto della strada troviamo una rotonda che ci consente di cambiare direzione. Per prendere quella rotonda, accogliere quella proposta di cambiamento e tornare indietro ci vuole molto coraggio. Perché significa iniziare a prendersi cura della parte più buona e più sofferente che abbiamo dentro di noi. Ed è una parte che tutti abbiamo dentro, anche il peggior delinquente”.
Così, qualche anno fa, raccontava Mario Marini, diacono permanente della Diocesi di Cagliari, descrivendo il suo rapporto con i carcerati. Marini ha lavorato a lungo a strettissimo contatto con i detenuti per i quali era diventato, oltre che una guida spirituale, soprattutto un amico su cui contare nei momenti di bisogno e solitudine.
Per tantissimi anni ha poi svolto il suo servizio diaconale nella parrocchia di Sant’Elia dove è stato un punto di riferimento per moltissime famiglie bisognose.
Cagliaritano doc, cresciuto in quella fucina di talenti che è stato il quartiere di San Benedetto negli anni Cinquanta, Mario Marini era conosciutissimo nel mondo del volontariato isolano.
E’ morto di un grave male questa mattina nella sua casa a Genneruxi.
Diacono, per tanti anni presidente dell’Oftal Sardegna, l’associazione di volontariato che si occupa del trasporto degli ammalati a Lourdes, è stato un punto di riferimento per le famiglie di Sant’Elia, per i carcerati e dei malati che cercavano conforto nella fede. Ha speso la sua vita per gli altri, senza dimenticare mai la sua famiglia. Ultimamente, dopo aver lasciato la guida dell’’Oftal Sardegna, collaborava con il cappellano del carcere di Uta.
Mario Marini è stato una persona veramente speciale.
La bellezza del suo rapporto con i detenuti è contenuta in questo breve stralcio di una lunga intervista concessa qualche anno fa al sottoscritto, durante la trasmissione Cammino nel mondo su Radio Bonaria.
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