Per anni è stata bersagliata dai bulli a scuola, sbeffeggiata e derisa per il suo peso. Ma poi Natascia Curreli, 26 anni, originaria di Sedilo, ha trovato la forza di reagire e di andare nelle scuole a raccontare la sua terribile esperienza di vita. Così, insieme all’avvocato Gino Emanuele Melis, nell’aula magna dell’istituto ha incontrato oltre 400 studenti del liceo artistico “Foiso Fois” di Cagliari. L’incontro sul tema “Diamoci del Tu. Incontro/dibattito sui nuovi media, benedetti o maledetti? Reputazione digitale, bullismo e cyberbullismo profili giuridici e sociali”, è stato fortemente voluto dalla dirigente scolastica Nicoletta Rossi.
“Sono originaria di Sedilo e per anni ho ricevuto insulti pesanti- ha raccontato Natascia nella sua toccante testimonianza -: C’era chi mi chiamava scrofa, chi balena, chi mongolfiera. A un certo punto a queste parole si sono aggiunti altri gesti come la gomma da masticare messa nei capelli o addirittura un ramo che mi è stato lanciato sul volto alla fermata sull’autobus causandomi una ferita. Così, dopo anni di silenzio, ho raccontato tutto alla mia famiglia e quando ho parlato sono stata meglio. Ancora oggi ricevo delle offese sui social ma ho trovato la forza di raccontare quello che mi è successo e vado in giro nelle scuole e racconto la mia storia di vita. Non bisogna mai vergognarsi di chiedere aiuto, da poco ho incontrato una ragazza che mi bullizzava e mi ha chiesto scusa”.
Ha dispensato tantissimi consigli pratici offrendo la sua testimonianza Gino Emanuele Melis, avvocato del Foro di Cagliari e campione sportivo a livello nazionale e internazionale di Karate”: “Il bullismo – ha detto l’avvocato – non esiste come reato ma sono le condotte ripetute di cui si compone a essere perseguibili penalmente. A scuola con gli studenti facciamo prevenzione perché il bullismo è un cancro sociale e devono essere aiutati sia le vittime che i bulli. In tribunale ho difeso anche ragazzi accusati di danneggiamenti che hanno capito l’errore e hanno rimediato al fatto o ancora un ragazzo minacciato di morte da un gruppo di “bulli”.
Ci sono una serie di condotte che sono punibili come reati più o meno gravi. Vi è lo stalking punito fino a sette anni o anche l’estorsione. Per bullismo si intende qualsiasi condotta intenzionale volta ad annientare un mio pari, la volontà di far del male al mio prossimo. Deve essere un’azione ripetuta nel tempo. Il cyberbullismo ha la stessa definizione ma sono eventi compiuti attraverso le piattaforme digitali’.
Il convegno con gli studenti, organizzato dai docenti Gian Luigi Pittau, Romina Porcu, Marzia Meloni, Stefano Zorco e Vincenzo Rodì, è riuscito a fornire loro gli strumenti e le conoscenze sull’utilizzo dei nuovi media e delle nuove piattaforme digitali, sulla normativa per il bullismo e cyberbullismo, sulle responsabilità penali e civili del bullo, sulla culpa in vigilando e in educando dei genitori, sulla culpa in vigilando, in educando e in organizzando della Scuola, sulle conseguenze psicofisiche subite dalla vittima e sulle tutele previste dal nostro sistema giudiziario.
“Bullismo e cyberbullismo – hanno spiegato i docenti – sono le minacce più temute dagli adolescenti italiani, subito dopo violenze sessuali e droghe e si sono accentuati in questi ultimi due anni di pandemia. Ma per i maschi nella fascia di età tra i 13 e i 15 anni il bullismo sale al secondo posto dopo le droghe. La violenza tra pari – online e non – è dunque una realtà quotidiana per la Generazione Z, secondo i risultati dell’Osservatorio Indifesa su violenza, discriminazioni e stereotipi di genere, bullismo, cyberbullismo e sexting di Terre des Hommes e ScuolaZoo diffusi in occasione della Giornata Nazionale contro bullismo e cyberbullismo a scuola e del Safer Internet Day. Ben il 60% degli oltre 8mila ragazzi e ragazze delle scuole secondarie in tutta Italia coinvolti dall’indagine ha affermato di aver assistito ad atti di bullismo e cyberbullismo”.
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