“Oggi è un giorno di festa che abbiamo aspettato oltre 44 anni con oltre 4mila giorni di embargo che speriamo di poter condividere a stretto giro anche con chi oggi rimane ancora bloccato”. E’ il commento del presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu al via libera per i suini sardi che dopo 11 anni e 34 giorni potranno essere esportati fuori dai confini regionali (anche se al momento la fine dell’embargo non riguarda tutta la Sardegna).
Era dall’11 novembre del 2011 infatti che la Sardegna non poteva esportare suini (vivi o macellati) fuori dai propri confini. Mentre la peste suina è comparsa per la prima volta nell’Isola nel ormai lontano 1978 nel sud Sardegna, giunta presumibilmente attraverso scarti alimentari arrivati nel porto di Cagliari o all’aeroporto militare di Decimomannu dalla Penisola Iberica e diffusasi poi nelle zone interne dell’isola con le transumanze.
“Sono stati anni di calvario per il settore suinicolo dilaniato da restrizioni severe che lo hanno polverizzato. Ma ci consegna anche un gruppo di aziende resilienti e innovative, molte delle quali giovani che nonostante tutto hanno investito con coraggio e creduto nel settore e oggi rappresentano un esempio virtuoso di allevamento in biosicurezza. Ringraziamo il presidente Francesco Pigliaru e l’assessore Luigi Arru per aver intrapreso questo percorso virtuoso e l’attuale presidente Christian Solinas per aver portato a termine il lavoro raggiungendo questo risultato storico per l’intera Sardegna” sottolineano Battista Cualbu e il direttore Luca Saba.
La Sardegna oggi si presenta – secondo le elaborazioni Coldiretti Sardegna sui dati della Banca Dati Nazionale dell’Anagrafe Zootecnica – con 164mila capi e 12.900 aziende, mentre 11 anni fa prima dell’embargo il numero dei capi era di 180mila capi con 15mila aziende circa. In Italia sono presenti 8.629.455 capi e 118.169 allevamenti con una media di 73 capi ad azienda. Nella nostra Regione invece la media capo ad azienda è di soli 13.
La Sardegna è la terza Regione per numero di allevamenti mentre scende al settimo posto per numero di capi. Al primo posto per numero di capi la Lombardia con oltre 4milioni di suini che però ha poco più della metà dei nostri allevamenti (6.800).
“Dati che dimostrano come in questi 11 anni anziché crescere e professionalizzarsi il settore si è polverizzato – spiega Luca Saba –, testimoniato anche dal fatto che circa il 70 per cento delle circa 13mila aziende che allevano suini hanno anche altre specie animali. Oggi finalmente si riparte avendo ad esempio quelle aziende che ci hanno sempre creduto anche nei momenti più difficili, e si sono professionalizzate. Sarà un percorso di crescita che dovrà essere accompagnato e sostenuto anche dall’intervento della Regione”.
Allo stesso tempo “occorre sostenere chi oggi rimane ancora penalizzato e continua a subire le restrizioni – evidenzia Battista Cualbu -. È importante che la Regione stanzi un fondo di sostegno alle aziende che allevano in biosicurezza all’interno del perimetro dove permane l’embargo, lavorando contemporaneamente per una Sardegna completamente libera dalle restrizioni”.
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