La neo ministra del Turismo, Daniela Santanché, torna all’attacco delle spiagge libere a favore degli stabilimenti balneari. “Sono piene di tossicodipendenti e rifiuti” dice la ministra che soltanto poco tempo fa ha venduto le sue quote del Twiga, lo stabilimento esclusivo a Forte dei Marmi oggi in mano a Flavio Briatore.

Il riferimento è alla direttiva europea Bolkestein, che ha chiesto a diversi Paesi, tra cui l’Italia, di introdurre nuove normative adeguate per gli stabilimenti balneari che permettano una libera concorrenza sulle spiagge, oggi appannaggio di piccole aziende a conduzione familiare.

“Mi sentirei male se le spiagge venissero gestite da multinazionali che potrebbero standardizzare l’offerta, se non potessimo più mangiare i nostri spaghetti alle vongole piuttosto che le melanzane alla parmigiana”, dice ancora Santanché.

Ma il punto centrale resta uno: la sua battaglia per la privatizzazione delle spiagge italiane. Tra tutte, la Sardegna, insieme alla Puglia, è la regione che garantisce il maggior numero di litorali accessibili a tutti.  Qui, infatti, la percentuale di spiagge libere è fissata al 60%, superiore rispetto a quelle da poter dare in concessione (40%).

Il modello che propone l’Isola è ben diverso da quello che vorrebbe intraprendere la ministra al Turismo. Invece di limitare l’accesso al mare, facendo pagare una quota per poter godere delle bellezze naturali di cui usufruiscono milioni di turisti soltanto nella stagione estiva, molti Comuni sardi hanno deciso di optare per un’altra soluzione: un turismo sostenibile che garantisca la tutela delle spiagge e delle sue acque cristalline. Come? Ponendo un tetto massimo all’ingresso dei litorali. 

È il caso del Comune di Baunei, in provincia di Nuoro, che ha organizzato un sistema di fruizione delle cale più affascinanti e più fragili – tra cui Cala Goloritzè e Cala Birìala– per la forte pressione turistica coniugando in maniera intelligente le esigenze di distanziamento sanitario con quelle di alleggerimento del carico antropico sui litorali; le infrastrutture leggere, la definizione del numero massimo di compresenze e il sistema dei controlli garantiscono la tutela dell’ambiente costiero e, insieme, un’esperienza sicura e di qualità su spiagge non affollati e salvaguardate.

Tra gli altri, restano a numero chiuso le spiagge di Lu Imposto e Brandinchi a San Teodoro e La Pelosa a Stintino. Più a sud, gli accessi son limitati a Tuerredda, nel Sulcis, Punta Molentis, Castiadas e Cala Pira, in zona Villasimius.

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