Assolto con formula piena per non aver commesso il fatto. Il 38enne Amin Al Haj, di origini palestinesi ma residente in Libano, era accusato di aver tentato di avvelenare le acque del Comune di Macomer e di far parte dell’Isis. 

La sentenza è arrivata oggi dalla Corte d’Assisi di Cagliari, presieduta da Tiziana Marogna, che ha accolto la richiesta dei pm della direzione distrettuale antimafia di Cagliari, Danilo Tronci e Guido Pani, e della legale dell’imputato Aluise Barria.

“Le prove che derivano dalle accuse di un parente connazionale di Amin Al Hai (in carcere in Libano per appartenzenza a una organizzazione terroristica, ndr), che inizialmente aveva accusato l’imputato dell’organizzazione di un attentato in Italia, non sono state confermate – ha commentato Tronci – Dopo aver chiesto e ottenuto la rogatoria in Libano, l’uomo durante il nostro interrogatorio si era avvalso della facoltà di non rispondere e a quel punto le accuse non potevano più essere utilizzate”.

“L’assoluzione – ha commentato l’avvocata Barria – è il giusto risultato a seguito dell’andamento dibattimentale da cui non è emersa nessuna prova rispetto alle accuse mosse al mio assistito”.

L’uomo, trasferitosi nel Marghine con la moglie e i quattro figli, era stato arrestato a Macomer nel corso di un blitz nelle strade del paese nel settembre 2018, subito dopo la segnalazione dell’Interpol che lo aveva definito “soggetto pericoloso”. Dalle intercettazioni della Digos era emerso che il 38enne stava pianificando, insieme al parente libanese, lo sversamento di un veleno, la recina, nelle falde acquifere, nelle condutture e negli acquedotti di Macomer.

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