La Portovesme Srl (Glencore) minaccia la chiusura della linea piombo dello stabilimento di San Gavino Monreale (la “Fonderia” come viene abitualmente chiamata). Ma la decisione, motivata dall’aumento esponenziale del costo dell’energia, rischia di creare uno sconquasso in un territorio già in forte difficoltà.
“La motivazione sarebbero i costi energetici, ma non credo che la chiusura sia una cosa accettabile, per una serie di ragioni – scrive su Fb il sindaco di Sanluri Alberto Urpi. La linea piombo non è così energivora come si voglia fare credere (infatti va molto a gasolio e a combustibile); è solo l’argento che utilizza una piccola parte di elettrolisi. Inoltre, lo Stato ha dato un forte aiuto alla stessa multinazionale sul costo energia: credito di imposta e abbattimento del costo, e non credo lo abbia concesso per poi vedere una chiusura dello stabilimento. La regione, negli anni, ha già riconosciuto cassa integrazione più volte (altri soldi pubblici). Insomma, aiuti ne sono stati erogati davvero tanti”.
Ma secondo il primo cittadino è soprattutto il territorio a non potersi permettere di perdere uno dei pochissimi impianti industriali presenti, tantomeno i posti di lavoro. “Su questo è necessario che i rappresentanti del territorio facciano le barricate – scrive Urpi – E le faremo”.
Anche la Chiesa scende in campo. L’Ufficio Diocesano per la Pastorale Sociale e del lavoro della Diocesi di Ales-Terralba, in sintonia con il vescovo Roberto Carboni, esprime profonda preoccupazione per le notizie riguardanti l’interruzione delle linee di produzione nello stabilimento di San Gavino.
“Le problematiche relative al costo dell’energia devono trovare soluzioni a livello regionale e nazionale, perché il sito viene definito dallo stesso Ministero dello Sviluppo Economico di “importanza strategica nazionale” – si legge in una nota -. Dietro ogni operaio c’è una famiglia, e il diritto al lavoro, e in questo caso un lavoro che già c’è, deve essere tutelato e difeso, soprattutto in questo tempo di aumento del costo della vita e in un territorio come quello del Medio Campidano già gravemente ferito dalla disoccupazione. Facciamo appello agli Amministratori della Portovesme SRL, ai Sindacati dei Lavoratori, all’Amministrazione Regionale e al Presidente del Consiglio dei Ministri e a tutti coloro che hanno possibilità di mediazione perché, sedendosi attorno a un tavolo, trovino soluzioni atte a garantire la continuità del lavoro e scongiurino nuove misure di cassa integrazione e nuovi ulteriori disagi per i lavoratori diretti e per tutto l’indotto”.
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