Romina Mura, parlamentare uscente e presidente della Commissione Lavoro alla Camera, non rientrerà in Parlamento. Al suo posto, dopo un conteggio al fotofinish delle schede elettorali, è stata eletta la candidata dell’Alleanza Verdi Sinistra Francesca Ghirra.
Abbiamo raggiunto la candidata dem per parlare delle elezioni e rivolgerle qualche domanda.
Qual è il tuo stato d’animo dopo la mancata rielezione?
“Sono stata candidata seconda in lista e sapevo bene, come lo sapeva il Partito democratico a livello nazionale e regionale, che per i meccanismi della legge elettorale poteva andare così.
Nonostante ciò ho fatto la campagna elettorale senza risparmiarmi, portando sulle spalle la bandiera del mio Partito fino all’arrivo. Sono fatta così. E non mi pento della passione e dell’energia spesa in questo mese così intenso. Ho incontrato l’affetto, la stima, il malessere, la rabbia e le aspettative di migliaia di Sardi.
E, ancora una volta, ho sperimentato il valore della sorellanza grazie a Maria Del Zompo, Franca Fara, Carla Bassu e Patrizia Desole candidate come me e alle donne che con generosità ci hanno sostenute. Anzi mi faccia fare gli auguri alle tante donne sarde elette. A partire dalla nostra Francesca Ghirra. Ma anche ad Alessandra Todde, Sabrina Licheri, Susanna Cherchi con cui spero saremo in grado di fare rete e costruire. E buon lavoro a Barbara Polo e Antonella Zedda che con Fratelli d’Italia dovranno governare il Paese e mantenere gli impegni assunti in campagna elettorale”.
Cosa è mancato al Partito Democratico per convincere gli elettori a scegliere il proprio programma? È stata sbagliata la campagna?
“Il Partito Democratico paga l’aver governato il Paese durante la peggiore crisi della nostra storia repubblicana. I partiti del governo di unità nazionale hanno perso milioni di voti, dal M5S alla Lega.
E poi perdiamo perché siamo entrati in campo in 6 per una partita di calcio a 11. Con questa legge elettorale avremmo dovuto e potuto, noi ma anche i 5 Stelle e il Terzo Polo, fare qualche sforzo in più per tenere insieme il campo progressista. La destra ha vinto innanzitutto perché si è presentata unita. Ma non è solo questione di alleanze.
Penso che il Partito democratico dovrebbe caratterizzarsi chiaramente come forza politica di sinistra, ancora di più dopo la pandemia e a fronte di una crisi economica che amplierà le disuguaglianze e le povertà. Una sinistra popolare che si candida a rappresentare il mondo del lavoro. Anzi dei lavori tutti. Perché nel mondo di oggi sono poveri gli addetti alla vigilanza, alle mense e alle pulizie, ma anche professionisti e autonomi, in particolare giovani e donne. E stanno male insegnanti e personale sanitario, pilastri su cui lo Stato dovrebbe investire per rafforzare la sanità e l’istruzione rendendo concreti i fondamentali diritti di cittadinanza”.
Un governo di destra fa davvero così paura? Cosa ti aspetti?
“Giorgia Meloni ha vinto le elezioni. Ora deve governare il Paese e dimostrare di essere capace di dare risposte efficaci a domande complesse. All’opposizione si è limitata a indicare i problemi: ora a lei e alla destra spetterà dare soluzioni in un contesto nazionale e internazionale in cui le insidie sono tante.
Guardando al passato, Giorgia Meloni era ministra quando il Governo Berlusconi portò il Paese a un passo dalla bancarotta. Guardando in casa nostra, il centrodestra in regione è un disastro. Guardando agli amici europei della Meloni, come Orban, non vedo molta sensibilità sul fronte dei diritti. Diciamo che le esperienze passate e quelle attuali non sono premesse di un buon governo della destra. Dovrebbero essere ragioni convincenti perché il campo progressista, diviso in campagna elettorale, si ponga come priorità fare sintesi e costruire un orizzonte comune”.
A Cagliari comunque il centrosinistra si è piazzato davanti al centrodestra: la città può essere un punto di partenza per ripartire?
“A Cagliari il Pd e i Progressisti di Francesca Ghirra hanno fatto un ottimo risultato. Guardando alle prospettive cittadine, ma anche regionali, ritengo che il nostro Gruppo consiliare in Comune sia un ottimo punto di partenza. In questa campagna elettorale sono stati determinanti insieme ai nostri storici militanti e ai giovani volontari.
La Sardegna però non è solo Cagliari. Ci sono gli altri centri metropolitani e poi tutti i territori più periferici su cui dobbiamo lavorare molto. Basta analizzare i dati del voto. Ma anche lì non partiamo da zero. Ci sono i nostri amministratori locali e i nostri militanti. Ora però serve un’analisi puntuale su cosa va bene e soprattutto su quanto va male. Le elezioni regionali del 2024 dobbiamo vincerle!”.
Cosa accadrà adesso al Pd, soprattutto a livello regionale?
“Ci sarà il congresso. E spero presto”.
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