La siccità ed il troppo e lungo caldo hanno tagliato della metà la produzione di miele in Sardegna con le fioriture estive bruciate dal caldo e le api allo stremo costrette ad allungare i voli per trovare un po’ di nutrimento. È quanto emerge dal primo bilancio di Coldiretti sul miele made in Italy nel 2022 con il raccolto nazionale praticamente dimezzato (-40%) rispetto al potenziale produttivo che vede la Sardegna tra le regioni più penalizzate. Il risultato, precisa la Coldiretti, è una produzione italiana intorno ai 13 milioni di chili a livello nazionale: fra le più basse del decennio.
La mappa italiana del miele stilata da Coldiretti registra cali che vanno dal -80% in Basilicata seguita dalle Marche con -60%. Terza nella classifica nera la Sardegna insieme a Lazio, Umbria e Valle d’Aosta con -50%. Crolli del 40% in Toscana e Molise e del 35% in Emilia Romagna, Sicilia e Puglia, mentre Veneto e Piemonte, riferisce Coldiretti, hanno perso il 30% della produzione, in Lombardia e Friuli è stato tagliato un quarto (25%) del raccolto, un calo del 20% si registra in Abruzzo e Trentino Alto Adige, mentre Calabria e Campania limitano i danni con una perdita del 15%.
“Una situazione sulla quale hanno pesato in modo particolare le alte temperature e la mancanza di acqua con fioriture anticipate che – spiega Coldiretti – hanno costretto gli apicoltori a partire prima verso le aree montane e a portare razioni di soccorso negli alveari già nei primi giorni di agosto. In alcuni casi si stanno abbeverando artificialmente le api per non farle morire”.
Nella mappa interna sarda ad essere maggiormente penalizzato è stato il Sud Sardegna mentre gli altri territori alternativamente hanno respirato. D’estate l’Oristanese che ha registrato buoni raccolti di miele e in primavera il Centro-Nord Sardegna (escluso l’Oristanese) mentre il resto della Sardegna ha sofferto oltremodo il forte e continuo vento.
“Ma oltre alla spallata del clima – sottolinea Coldiretti – i ‘pastori delle api’ devono fare fronte anche all’esplosione dei costi per le tensioni internazionali generate dalla guerra in Ucraina: dai vasetti di vetro alle etichette, dai cartoni al gasolio. In Italia – precisa la Coldiretti – si consuma circa mezzo chilo di miele a testa all’anno, sotto la media europea che è di 600 grammi ma un terzo rispetto alla Germania. Il Belpaese però vince in biodiversità con più di 60 varietà. Un patrimonio messo a rischio dalle importazioni dall’estero cresciute di quasi il 18% nei primi cinque mesi del 2022 e l’anno scorso – evidenzia Coldiretti – hanno raggiunto i 24 milioni di chili di cui più della metà (14 milioni di chili) da Ungheria, Romania e Ucraina con quasi 2 vasetti su 3 pieni in pratica di prodotto straniero”.
“Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, occorre – consiglia la Coldiretti – verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti”.
“La parola Italia deve essere presente per legge sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale (es. Miele italiano) mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’unione Europea, l’etichetta – continua la Coldiretti – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della Ue” indicando il nome dei Paesi (ad esempio, se viene da Italia e Ungheria sul barattolo dovrà esserci scritto Italia, Ungheria); se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della Ue” con il nome dei Paesi, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della Ue”, anche qui con l’indicazione dei nomi dei Paesi”.
In Sardegna, secondo le elaborazioni Coldiretti Sardegna, sono presenti 2.273 apicoltori (906 professionisti e 1.367 hobbisti), che curano 74.597 alveari (62.684 i professionisti e 11.913 hobbisti). Quelli che certificano bio sono 251 con 11.209 alveari.
A livello nazionale, secondo le elaborazioni Coldiretti sui dati del rapporto dell’Osservatorio nazionale miele, ci sono 1,5 milioni di alveari curati da circa 73mila apicoltori dei quali oltre 2 su 3 sono hobbisti che producono per l’autoconsumo. In crescita la presenza di giovani con le aziende apicole condotte da under 35 che sono aumentate del 17% negli ultimi cinque anni secondo un’analisi Coldiretti su dati Unioncamere.
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