“La Sardegna è più vicina alla Libia rispetto ad altri paesi europei, ma lì comandano Russia e Turchia. Se l’Europa fosse unita, potremmo avere il Mediterraneo. Divisi abbiamo tutti gli altri che ci vengono addosso. Questo vuol dire non avere l’esercito europeo”. L’ex premier Romano Prodi non ha alcun dubbio su quali siano i prossimi passi che l’Unione europea deve necessariamente compiere per non rischiare di implodere.
Ospite d’eccezione per l’undicesima edizione del Festival LiberEvento, nella serata di ieri ha dialogato con il giornalista professionista Vito Biolchini al Chiostro di San Francesco, a Iglesias. Al centro, l’Europa: gli errori imperdonabili e le sfide future. Tra i primi, secondo “il Professore”, ci sono senza dubbio le politiche di austerity che hanno messo in ginocchio la Grecia. “Intendiamoci – ci tiene a precisare – la Grecia aveva truffato coi bilanci, ma alla fine era un problemino da niente: con trenta miliardi di euro si sarebbe risolto tutto. Ma l’opinione pubblica tedesca non voleva dare soldi a quei ‘terroni’, che poi saremmo anche noi. Così i trenta miliardi son diventati trecento e se non ci fosse stato Draghi si sarebbe spaccato l’euro. È stato il più grande errore”. Ma due anni fa, prosegue Prodi, è arrivato l’antidoto: “Il primo è stato il Covid, che ha riportato quel clima di solidarietà su cui si è fondata l’Europa. Poi è uscita la Gran Bretagna, il che ha reso possibile il Pnrr, il più grande gesto di unità che non si vedeva dai tempi del secondo dopoguerra”.
Un passo avanti che però non può e non deve essere dato per scontato: “Quest’ultima crisi – ha detto l’ex leader di centrosinistra – ha portato una buona parte della popolazione europea ad affacciarsi nuovamente ai nazionalismi, anche se negli ultimi tempi anche loro hanno capito, tutto sommato, che l’Europa conviene”. D’altronde, prosegue Prodi, “l’Unione europea ha conservato la pace per 77 anni, per i nostri giovani la pace è garantita ma dobbiamo fare molta attenzione: appena fuori dai nostri confini abbiamo avuto la guerra in Jugoslavia e ora c’è l’Ucraina”. Un conflitto, quest’ultimo, sul quale anche un personaggio politico del suo calibro, che ha presenziato a sette otto summit tra Ue e Russia, non riesce a spiegarsi. “Conosco benissimo Putin – dice –, non ha nessun interesse a ricostruire l’Unione sovietica. Il suo pensiero è rivolto alla ‘madre Russia’, allo zar e alla Chiesa ortodossa intrecciata col Governo. Ma fa un grande errore storico. Durante la rivoluzione degli zar, il suo paese era un decimo dell’umanità, oggi è un cinquantesimo. È impossibile ricostruire quella Russia”. Anche in questo caso, però, Prodi non fa sconti a nessuno: “Ci sono stati anche errori occidentali – spiega -. Lasciare che due potenze nucleari come Russia e Cina si mettessero insieme, è stato un errore enorme. Un errore di strategia e intelligenza politica. L’abbiamo fatto perché siamo divisi”. E ora come si risolve il conflitto in Ucraina? “Con un accordo tra Stati Uniti e Cina – risponde secco – perché l’Europa dipende dai primi, gli altri dalla Cina. Se loro non si muovono per la pace, la pace non ci sarà”.
I confini, per Prodi, sono un altro nodo da sciogliere con serietà e pragmaticità nei prossimi anni: “Sui migranti – dice – i paesi del nord hanno detto ‘son fatti vostri’. Un po’ si è mosso qualcosa con la Siria, la Merkel è stata generosissima ad aprire i suoi confini e di una intelligenza economica straordinaria perché ha portato ‘a casa’ persone di alto livello intellettuale. Poi certamente avevano anche bisogno di mano d’opera. È stata un’operazione gestita in modo straordinario con tanto di scuole, addestramento alla professione, abitazioni”. “Sono d’accordo con una politica di immigrazione misurata e sullo ius soli – prosegue -. Non vedo come non possa essere di interesse comune dare la cittadinanza a chi possiede un elevato livello di istruzione, anche perché a ben vedere, il livello demografico è in calo”. Tema che si intreccia inevitabilmente a quello dello spopolamento, molto caro alla Sardegna. “Ma tutta l’Italia è Sardegna – dice Prodi -, in tutto il mondo si sta verificando una drastica riduzione delle nascite che si può fermare soltanto con una buona politica di immigrazione. Negli Stati Uniti, ad esempio, la popolazione non soffre troppo questo dislivello grazie ai milioni di immigrati che arrivano ogni anno nel loro paese”. In buona parte, si tratta di giovani che vogliono darsi una chance e la trovano. Cosa che buona parte degli europei fa fatica a conquistare: “I giovani sono sempre più estranei alla politica perché vengono tenuti estranei dalla politica – commenta -. Il punto è che bisogna creare le situazioni dove siano protagonisti loro. E queste si creano soprattutto con la partecipazione ai corpi intermedi, i sindacati, le associazioni, le ong. E poi i partiti devono però essere aperti perché se sono i dirigenti anziani che mettono tutti gli altri in fila, allora i giovani non sono più giovani ma sono dei ‘finti giovani’ che vengono messi lì da degli anziani. Questo è quello che si deve fare per i giovani: aiutarli e lasciarli fare”.
In un mondo affidato al libero mercato e alla globalizzazione, però, sembra essere ogni giorno più difficile conquistarsi una fetta per sé: “Attenzione, però, che così si è portato cibo e vita a un paio di miliardi di persone. Il vero problema del capitalismo è stato l’aumento delle ingiustizie e di una frattura sempre maggiore tra ricchi e poveri. Da Reagan e Thatcher l’ingiustizia è sempre più aumentata, ovunque. Il problema è la globalizzazione non guidata, non corretta. Per questo in Europa ci sarà un maggior ruolo dei governi, con l’abolizione del veto e il passaggio al voto di maggioranza”. E proprio a proposito di globalizzazione e libero mercato, non si può non riflettere sulla continuità territoriale in Sardegna, approvata in via definitiva dalla Camera in Costituzione: “Ha aspetti talmente variabili, per via della presenza di isole più grandi e altre più piccole, del sud e del nord, che è difficilissimo da definire. Certamente ogni inciampo alla mobilità quotidiana è contro l’Europa. Poi i modi devono essere risolti diversamente da paese a paese”.
È la solidarietà, d’altronde, dice Prodi, il fondamento dell’unità europea. Un principio molto caro a un gigante della politica sarda: “L’insegnamento che resta di Enrico Berlinguer è che la politica è anche un fatto morale – conclude -. La politica è etica. La democrazia non si regge senza etica. Ha un mercato come fondamento, sì, ma è la solidarietà che regola il mercato stesso”.
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