“La UILTEC SARDEGNA esprime forte preoccupazione sul ricorso che la Regione Sardegna ha presentato sul DPCM Sardegna sull’infrastrutturazione e la metanizzazione della Sardegna”. Lo dichiara il segretario generale della Uiltec Sardegna, Pierluigi Loi, evidenziando l’inopportunità del ricorso in momento così difficile di crisi economica e politica dell’Italia e in particolare della Sardegna.
“Il Dpcm – sottolinea Loi – prevede l’arrivo del gas nei poli di Sulcis, Oristano e Porto Torres, dando la speranza della ripresa produttiva di aziende come l’Eurallumina o la possibilità di ridurre gli altissimi costi energetici che in questo periodo stanno costringendo aziende come la Portovesme S.r.l. a spegnere le proprie linee produttive. Anche le piccole e medie imprese, in particolare quelle della trasformazione agroalimentare, trarrebbero giovamento dall’arrivo in Sardegna del metano”.
“Negli ultimi due anni in cui la Regione ha concertato il Decreto con svariati incontri al MITE e presso la presidenza del Consiglio cosa ha portato a casa?”, si chiede il segretario della Uiltec Sardegna, ricordando come il presidente Solinas abbia motivato il ricorso – peraltro presentato solo l’ultimo giorno utile prima dell’entrata in vigore del DPCM – appellandosi “all’autonomia regionale in materia energetica”.
“Riteniamo questo modus operandi lesivo degli interessi dell’intera comunità Sarda anche perché non c’è una politica di programmazione chiara da parte della Regione in materia energetica che preveda un mix di approvvigionamenti tesi ad abbassare i costi. Chiediamo alla Regione di scoprire le carte e di venire allo scoperto in maniera trasparente, dicendo chiaramente ai Sardi qual è la sua idea di sviluppo industriale, economico e sociale della Sardegna. La Uiltec – conclude Pierluigi Loi – teme che questi atti che hanno una parvenza di strumentalità in periodi di campagna elettorale si possano rivelare devastanti per gli interessi della Sardegna”.
“L’impugnazione del decreto Sardegna da parte della Regione è del tutto inopportuna, oltre che intempestiva, dal momento che l’approvazione del testo definitivo è stata preceduta da due anni di trattative nel corso dei quali il presidente Solinas e la sua Giunta hanno avuto tutto il tempo per far sentire le loro ragioni anziché tergiversare, come hanno invece fatto”: affermano i segretari regionali Cgil e Filctem Samuele Piddiu e Francesco Garau sottolineando che questo modo di operare non fa altro che generare ulteriori incertezze sulle questioni energetiche in un momento oltretutto assai delicato, per i cittadini, le famiglie, i lavoratori, l’intero apparato produttivo già in affanno.
Il sindacato chiede inoltre trasparenza alla Regione, perché non è chiaro se sia stato impugnato tutto il testo o parti di esso e in quali termini lo stesso ricorso sia stato presentato: “Se fosse stato impugnato il decreto nella sua interezza – hanno detto i segretari Cgil e Filctem – ci troveremmo davanti a un atto di totale irresponsabilità che metterebbe a rischio ogni prospettiva di sopravvivenza del sistema produttivo, compresi gli ingenti investimenti privati che da anni stentano a decollare”. Il riferimento va in particolare alla parte che riguarda il processo di metanizzazione “che deve andare avanti spedito per garantire la sopravvivenza e il rilancio delle attività industriali e, più in generale, l’equilibrio del nostro sistema elettrico in vista della decarbonizzazione”.
Se invece la Regione avesse impugnato la parte relativa alle fonti energetiche rinnovabili, allora sarebbe quanto mai urgente che il presidente della Giunta si preoccupasse finalmente di produrre una programmazione in tema energetico: “Questa maggioranza deve mettersi al lavoro per colmare un vuoto e deve farlo partendo da una programmazione incentrata su un mix energetico che garantisca approvvigionamenti costanti e tariffe calmierate e, considerati i numerosissimi progetti presentati, individui le aree idonee alle Fer per evitare speculazioni”.
Per il sindacato è molto preoccupante il modus operandi di una Giunta “che non perde occasione per mostrare la sua inadeguatezza: non affronta i problemi, non pianifica, non programma, non fa sentire le sue ragioni a Roma e poi assume atti dirompenti probabilmente al solo scopo di dimostrare la propria esistenza”. Atti che, però, rischiano di avere un impatto devastante sull’intera collettività dei sardi.
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