“In Sardegna abbiamo ripreso in mano la programmazione sanitaria dopo tanti anni in cui questa è mancata, sia sul nostro territorio, sia a livello nazionale. Lo abbiamo fatto tra mille difficoltà e una pandemia che dura da due anni e mezzo”. Lo dichiara l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, intervenuto al convegno della Cisl ‘Per una sanità con al centro la persona’, che si è tenuto oggi a Cagliari. Nel corso dell’incontro l’esponente della Giunta ha affrontato il tema della carenza del personale sanitario “Oggi più che mai – ha detto – la madre di tutti i problemi”.
“Le criticità arrivano da lontano – ha ricordato l’assessore, in riferimento ai tagli operati in passato – basti pensare che in Sardegna nel 2019, a inizio mandato, risultavano risparmi sul personale pari a 17 milioni di euro, risorse non spese da Ats in seguito al blocco del turnover. Siamo ripartiti da qui, abbiamo dato un nuovo impulso ai concorsi: cento banditi in tre anni”.
Per poter dare immediata risposta alle attuali difficoltà dovute alla carenza di personale l’assessore ha evidenziato la necessità di un intervento da Roma per rivedere gli accordi collettivi nazionali: “Servono strumenti flessibili. Oggi, con le attuali carenze di personale, poter intervenire tempestivamente spostando le risorse dove serve risolverebbe molte delle criticità che ogni giorno si verificano ovunque. Questo, ovviamente, deve avvenire anche attraverso il giusto riconoscimento economico e la revisione di vincoli di spesa per le retribuzioni che a livello nazionale sono bloccati da anni”.
Nel corso del suo intervento l’assessore ha ricordato: “Abbiamo azzerato l’imbuto formativo portando le borse di studio per le scuole di specializzazione da 29 a 250, questo significa, che oggi tutti i laureati in medicina, in Sardegna, hanno la possibilità di accedere alla formazione specialistica. Abbiamo avviato il confronto con le Università di Cagliari e Sassari per potenziare la capacità formativa, diminuita nel tempo, come nel resto d’Italia, a causa dei tagli indiscriminati”. In merito alla formazione l’assessore si è soffermato in modo particolare sulla necessità di un’accelerazione sulle nuove figure previste nel nuovo piano della sanità territoriale e in particolare sugli infermieri di comunità che andranno a supportare le nuove strutture intermedie (ospedali e case della comunità).
Sul tema principale dell’incontro, l’esponente della Giunta ha ribadito: “La centralità del cittadino è alla base del nuovo modello disegnato dal nuovo piano dei servizi sanitari e dal piano dei servizi alla persona approvati dalla Giunta dopo un lungo confronto con tutti i portatori di interesse, due tasselli di uno stesso mosaico rappresentato dall’assistenza sociosanitaria. Il piano dei servizi alla persona, in particolare, mancava in Sardegna da sedici anni. Una sfida importante che guarda al traguardo del 2026 fissato dal Pnrr, sul quale abbiamo programmato investimenti per oltre 290 milioni di euro, e dove il dualismo ospedale-territorio sarà superato da un nuovo modello di presa in carico in grado di accompagnare il cittadino in tutti i suoi bisogni legati alla salute”.
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