Esattamente cinquant’anni fa – con la Legge regionale numero 26 del 5 luglio 1972 – nasceva a Nuoro il più importante istituto per la tutela della cultura sarda: l’Isre (acronimo di Istituto superiore regionale etnografico).

L’Isre fu istituito per volontà dell’archeologo Giovanni Lilliu, in concomitanza del centenario della nascita della scrittrice Grazia Deledda, per promuovere lo studio e la documentazione della vita sociale e culturale della Sardegna nelle sue manifestazioni tradizionali e nelle sue trasformazioni.

All’Istituto furono annessi il Museo del Costume, che fu rinominato “Museo della vita e delle tradizioni popolari sarde”, e la casa di natale Grazia Deledda, acquistata nel 1968, in cui l’Istituto vi allestì il Museo deleddiano (che fu poi aperto al pubblico nel 1983).

L’Isre nacque a seguito della conclusioni della Commissione parlamentare nota come “Commissione Medici”, che portò in Parlamento lo spinoso – e sconosciuto all’Italia di allora – fenomeno del banditismo sardo. Dopo la rivolta di Pratobello, la Penisola fu costretta a interrogarsi sui perché di un’Isola che si ribellava alla militarizzazione e che si manifestava così antropologicamente, culturalmente diversa dal resto dello Stivale.

La posizione finale della Commissione può racchiudersi in queste conclusioni dello stesso Giuseppe Medici:

«La criminalità caratteristica della Sardegna è propria del mondo pastorale, che trova nella Barbagia il suo centro. […] nella Barbagia e nelle vicine contrade, vi è una criminalità caratteristica, le cui origini profonde debbono essere cercate nel mondo pastorale nomade che la produce.» Lo studio e l’analisi di queste peculiarità su affidato a un Ente di grado Superiore – cioè equiparabile a un’Università – l’Isre, appunto.

Da allora l’Istituto etnografico, più semplicemente chiamato dai nuoresi L’Etnografico, adempie al compito che è assegnato proprio nella nelle numero 1 che lo ha creato: studia e documenta la vita sociale e culturale della Sardegna nelle sue manifestazioni tradizionali e nelle sue trasformazioni. Pertanto, a tale scopo, l’Isre gestisce una serie di strutture, biblioteche e collezioni pubbliche e private. Tra queste, la Biblioteca demo-etno-antropologica e le attività editoriali e la gestione del Museo deleddiano a Nuoro, incluso il Fondo Deledda, la Collezione Luigi Cocco ubicata all’interno della Cittadella dei musei a Cagliari, la Cineteca e archivio fotografico d’antropologia visuale che è costituita dai filmati realizzati e/o prodotti dall’Istituto stesso, contenenti studi e documentazione relativi alla vita popolare della Sardegna e da lavori che vengono inviati al Festival internazionale di cinema etnografico, docufilm provenienti da tutto il mondo), una fototeca che raccoglie oltre 40mila immagini sulla Sardegna, tra le raccolte principali ci sono i fondi Giuseppe Costa, Piero Pirari, Giulio Pili, Wolfgang Suschitzky, Jean Dieuzaide, Pablo Volta. Questi materiali sono parte considerevole della biblioteca digitale Sardegna Digital Library.

E ancora, una biblioteca specializzata nella raccolta di documentazione demoetnoantropologica. La dotazione libraria attualmente è di circa 24mila titoli per quanto riguarda le pubblicazioni monografiche e di oltre mille testate relativamente ai periodici.

L’istituto inoltre organizza numerosi eventi fra i quali il Festival del cinema del reale (IsReal).

Il Festival quest’anno non si farà. Come pure molte altre iniziative che hanno caratterizzato l’eccellenza dell’Istituto. La macchina della Regione si è inceppata. Un peccato, festeggiare così i cinquant’anni di un gioiello tutto sardo.

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