Dallo stabilimento di Macchiareddu, a pochi chilometri da Cagliari, dove viene prodotta e imbottigliata l’Ichnusa, uscirebbero lattine e bottiglie contenenti livelli di fluoruri oltre la soglia. A denunciarlo il periodico indipendente Indip, per voce del giornalista Piero Loi, che ha assistito alla prima del documentario “Chemical Bros” del regista Massimiliano Mazzotta, da anni impegnato nella lotta all’inquinamento in Sardegna.

Documentario che riapre un caso di disastro ambientale, che inizia nelle miniere di fluoro di Silius, passando per il lago di Assemini, il cui inquinamento è stato accertato dalla magistratura già nel 2019.

L’inchiesta è poi rimbalzata nella redazione del Fatto Quotidiano, che ha sentito Mazzotta in merito: “Abbiamo preso alcune lattine e bottiglie di birra Ichnusa – ha dichiarato il regista – di una stessa partita da un supermercato e le abbiamo fatte analizzare da diversi laboratori. Volevamo capire la percentuale di fluoruri presenti, il cui limite di legge è di 1,5 mg/l. Nel primo laboratorio la concentrazione nella birra è stata di 4,8 mg/l; nel secondo, 3,5; nel terzo 27,7. A nessuno dei tre avevamo rivelato la marca di birra. Poi, per ulteriore verifica, abbiamo mandato una lattina al laboratorio dell’Università di Cagliari (che ha rilevato una quantità di di 0,45 mg/l, molto sotto soglia) e una gemella al Samer di Bari, l’unico in Italia certificato per le analisi sui floururi. Risultato? 16,1 mg/l, più di dieci volte il limite fissato per l’acqua potabile”.

“Ci siamo a quel punto chiesti – ha aggiunto Mazzotta – come fosse possibile avere valori tanto diversi dalla stessa partita. Ma guardando la serie infinita di omissioni e mancati controlli che raccontiamo in questa storia, ci siamo fatti anche un’idea… Durante la lavorazione del film, nessuno tra Regione Sardegna, Arpas, Ats e ministero dell’Ambiente ci ha risposto sui valori degli inquinanti contenuti nelle acque del lago di Assemini”.

Immediata la reazione del gruppo Heineken, proprietario della marchio di Sardegna. “Le analisi che conduciamo regolarmente nel birrificio e quelle realizzate da soggetti terzi non rilevano quantitativi di contaminanti pericolosi per la salute”, ha dichiarato Matteo Borocci, direttore del birrificio Ichnusa di Assemini.

Tutto regolare, quindi. Il birrificio, dichiara il rappresentante dell’azienda olandese, effettua regolarmente le sue analisi presso laboratori certificati, che dimostrano che le birre prodotte a Macchiareddu sono sicure e in regola, sia per gli altissimi standard qualitativi e di sicurezza di Ichnusa, sia per i limiti di legge fissati dalla normativa di riferimento. Di più, secondo quanto dichiarato da Borocci, nel corso degli ultimi cinque anni, il birrificio Ichnusa ha effettuato regolarmente oltre 50 analisi delle acque utilizzate per la produzione della birra, esaminando tutti i parametri, inclusi i fluoruri. Le tracce di fluoruri rilevate sono sempre state minime: in media 8 volte inferiori ai limiti di sicurezza per le acque identificati dalla normativa di riferimento (D.Lgs. Governo 2 febbraio 2001, n. 31) e 5 volte inferiori ai valori medi di fluoro nelle acque italiane stimati dall’Istituto Superiore di Sanità.

“L’acqua è un ingrediente fondamentale per la birra, per questo la facciamo analizzare con massima attenzione e sempre da laboratori certificati – continua Borocci -. La attingiamo da cinque pozzi ubicati nel nostro sito produttivo, direttamente collegati ad una falda artesiana di profondità. Elemento, questo, che ci dà ulteriori garanzie di sicurezza su contaminazioni o inquinamento rispetto a una falda superficiale. Inoltre, il nostro birrificio è dotato di un impianto ad osmosi inversa che purifica ulteriormente l’acqua, rendendola perfetta per produrre la nostra birra”.

Quel che ha mostrato Mazzotta, dunque, a detta del rappresentante dello stabilimento di Assemini, è falso e non scientificamente attendibile: i campioni analizzati sono pochi e presentano risultati discrepanti tra loro e con un metodo di scarsa affidabilità. Le prove, spiega Borocci, sono state eseguite sul prodotto finito con una metodologia certificata e attendibile solo se applicata all’analisi dell’acqua. Ma rispetto all’acqua, la birra contiene anche altri componenti che interferiscono con le rilevazioni di fluoruro e portano a sovrastimarne le quantità. E proprio per questa ragione, non esistono analisi certificate per la ricerca di fluoruri nella birra e la legge prevede i limiti di sicurezza sull’acqua.

“Il tema della sicurezza alimentare per noi è da sempre di estrema importanza – conclude Borocci -. Siamo in prima linea per proteggere e tutelare la natura della Sardegna e rendere la nostra produzione sempre più sostenibile. Per questo ci batteremo per la corretta informazione dell’opinione pubblica su temi importanti e al centro della nostra agenda come la sostenibilità della produzione, la tutela della salute delle persone, il rispetto dei territori”.

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