I loro frutti gustosi e succulenti sono edibili in quantità moderata per evitare inconvenienti spiacevoli. Si possono cogliere agevolmente grazie a una specifica canna denominata “sa cannuga”, al cui interno è posizionata una pietra che permette di non pungersi con le loro sottilissime spine. Le loro foglie spinose sono sempre state lo spauracchio dei bambini in vacanza, essendo in grado di bucare ogni tipo di pallone: dal resistente e costoso pallone di cuoio (non da tutti) al più leggero e abbordabile San Siro, fino al leggerissimo SuperTele, capace di effetti mirabolanti prima di atterrare impietosamente sui cactus e liquefarsi.
Stiamo parlando dei fichi d’India, in sardo figu morisca, piante estremamente comuni in Sardegna (anche se forse un po’ in disuso nel mondo rurale 4.0). Proprio loro, i comunissimi figu morisca, potrebbero trovare un nuovo utilizzo nel mondo dei trasporti, oggi che la benzina e il gasolio sono schizzati ad oltre due euro al litro.
La rivista internazionale Sputnik ha infatti diffuso in questi giorni la notizia che in Messico i fichi d’india sono utilizzati per produrre un carburante poco costoso e per giunta poco inquinante.
NopaliMex, una impresa messicana unica nel suo genere, riesce a produrre biogas a un prezzo minore dei combustibili fossili e senza produrre gas contaminanti proprio utilizzando queste piante comunissime anche nella nostra isola: sa figu morisca.
“Il processo di produzione del biogas – si legge sulla rivista – inizia con la macinazione del fico d’india. Dopo essere stato frantumato, entra nel biodigestore in cui viene prodotto il gas e quindi passa a un filtro per rimuovere il contenuto di acido. Il rendimento del biogas dei cactus è paragonabile a quello della benzina normale e il suo costo è inferiore del 33%. Ha un ulteriore vantaggio, non danneggia l’ambiente”.
Il carburante ecologico, si legge ancora, “è pronto per essere usato da qualsiasi veicolo, da qualsiasi modello”: è solo necessario installare un serbatoio di gas naturale.
E in Messico, a quanto pare, ci sono già gli acquirenti: c’è infatti un accordo per utilizzare il carburante naturale a base di figu morisca per i veicoli della polizia e le ambulanze, nonché progetti per utilizzarlo nel settore dei trasporti privati. Cosa di non poco conto, questo tipo di coltivazione genera pure occupazione: da due a quattro posti di lavoro per ettaro.
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