Nell primo semestre dell’anno in Sardegna sono aumentate le macellazioni di ovini, che hanno registrato un + 58% rispetto al 2019. In termini assoluti si parla di 281.120 capi.
È quanto mette in rilievo l’analisi del Centro Studi Agricoli che lancia l’allarme: “La crisi economica e l’aumento dei costi delle materie – sostiene il presidente Tore Piana -, come mangimi e concimi, del gasolio, dell’elettricità, della siccità, delle cavallette e della esosa e attanagliante burocrazia della Regione, nell’erogazione dei contributi e degli indennizzi con fortissimi ritardi, stanno portando le aziende ovicaprine sarde a ridurre il carico delle greggi”.
“Che la situazione nell’allevamento ovini nell’isola non andasse perfettamente bene, lo si capiva dal grido d’allarme lanciato dagli allevatori nelle scorse settimane – prosegue Piana -. Nonostante il prezzo del latte di pecora stia raggiungendo prezzi mai visti, si parla anche di 1,70 euro a litro, per il sistema cooperative, grazie al prezzo record del Pecorino Romano Dop, che si avvia a toccare i 12 euro al kg, la crisi ha portato a ridurre il numero dei capi ovini nelle aziende agricole, che cercano di migliorare la razza della pecora sarda, per mantenere gli stessi quantitativi di latte prodotto, allevando meno capi e riducendo i costi”.
“È un segnale preoccupante – conclude Piana – che deve meritare l’attenzione da parte della Regione, per il fatto che stiamo parlando del comparto produttivo fra i più importanti della Sardegna: l’assessora all’Agricoltura convochi il tavolo di filiera per analizzare le criticità esistenti”. Se il trend negativo dovesse proseguire, secondo le proiezioni del Centro Studi Agricoli, nei prossimi cinque anni potrebbe essere insufficiente il latte ovino prodotto per le richieste di Pecorino Romano Dop.
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