Paradosso: all’aeroporto di Cagliari sta per arrivare una torre di controllo nuova di zecca, dotata di modernissimi sistemi antinebbia. Eppure, il futuro dello scalo cagliaritano è sempre più nebuloso dopo la proposta fatta dalla Camera di Commercio di Cagliari-Oristano di integrare la compagine societaria con la F2i che controlla già gli scali di Alghero e Olbia, ed è interessata anche a quello del capoluogo sardo.

“Sono contento che il Ministro Giovannini abbia confermato che il progetto sulla nuova Torre di Controllo dell’Aeroporto di Cagliari, con i moderni sistemi antinebbia, stia procedendo. Dallo scorso febbraio, lo avevo proprio sollecitato con una interrogazione chiedendo velocità e chiarezza, la stessa che ritengo sia opportuna per il futuro del nostro scalo aeroportuale”, ha dichiarato il parlamentare sardo Salvatore Deidda, Deputato di Fratelli d’Italia che interviene però anche sullo spettro del monopolio privato che minaccia gli aeroporti della Sardegna.

“Quando si parla di strategia tra i 3 scali sardi, perché dobbiamo delegare ad un privato se la politica viene messa in campo dai comuni, in primis da Cagliari, Alghero e Olbia, dalla Regione e m dallo stesso Ministero dei Trasporti? – afferma Deidda – Il settore dei trasporti e delle infrastrutture è strategico per l’Italia e per la Sardegna. Nessuna preclusione, ma occorre trasparenza e chiarezza, tutela dell’interesse pubblico e dei lavoratori”.

Forti preoccupazioni e perplessità sono state espresse ieri anche da Cgil, Cisl e Uil di Cagliari sulle prospettive dell’aeroporto illustrate dal presidente De Pascale durante un incontro chiesto dai sindacati proprio per avere chiarezza sulle operazioni societarie annunciate e poter esprimere la propria posizione all’interno della Camera di Commercio e come organizzazioni di rappresentanza del territorio.

“L’operazione, in base alle informazioni in nostro possesso, appare non motivata da reali esigenze di sviluppo di uno scalo in crescita, con enormi potenzialità e assolutamente nessuna necessità di fusioni
societarie o quant’altro”, hanno detto i segretari Simona Fanzecco (Cgil), Mimmo Contu (Cisl) e Andrea Lai (Uil).

L’aeroporto di Cagliari è la principale porta d’accesso alla parte meridionale dell’isola e la consistente offerta di collegamenti non soggetta a stagionalità determina un flusso di traffico business in tutto l’arco dell’anno: “Riteniamo che su tale tema sia necessaria l’apertura di un tavolo istituzionale con tutte le parti sociali coinvolte al fine di esaminare le reali intenzioni dichiarate”.

“Al momento non si ravvede, infatti, alcun vantaggio per la specifica realtà dell’aeroporto di Cagliari-Elmas, in crescita esponenziale fino al 2019 e di nuovo oggi, come conferma la ripresa sprint dopo i due anni di pandemia”, hanno detto Cgil, Cisl e Uil di Cagliari sottolineando che “la compagine deve restare quella attuale perché stiamo parlando di una infrastruttura strettamente connessa allo sviluppo economico e sociale sulla quale sono stati investiti milioni di euro di soldi pubblici che hanno avuto ricadute importanti sul tessuto sociale, economico e imprenditoriale del territorio.

Quindi, ricapitolando, al di là delle argomentazioni con le quali l’operazione viene proposta, il dato oggettivo è che Cagliari, e la Sardegna intera, hanno a disposizione un’infrastruttura preziosa di proprietà pubblica e cosa si vuole fare? Penalizzarla anziché valorizzarla: ci sono ancora molti aspetti che vanno chiariti meglio.

Per queste ragioni i sindacati di Cagliari considerano al momento fuorviante affrontare il discorso sull’integrazione e sulla governance unica degli scali sardi, che peraltro sembra partire priva di un percorso di interventi infrastrutturali, di tipo ferroviario e di viabilità, che attualmente non esiste neanche sulla carta. Nessuno disconosce l’importanza di una governance regionale ma non c’entra nulla in questa operazione, anzi, mischiare le due cose rischia di confondere. “Quel che occorre fare – concludono i segretari – è sgombrare il campo dall’ipotesi di fusioni societarie, poi, eventualmente, si potranno fare gli altri ragionamenti, compresi quelli relativi alle ricadute economiche e occupazionali su un territorio già provato da questo lungo periodo di pandemia”.

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