Ricordate il telerilevamento degli incendi realizzato in Sardegna negli anni Novanta? Era un sistema di centraline e telecamere ad infrarossi – costato circa 30 miliardi di vecchie lire – in grado di rilevare i principi di incendio a distanza di 20 chilometri e dare l’allarme in tre minuti dal sorgere del focolaio. Ebbene quegli impianti, abbandonati in balia dei vandali nelle campagne sarde e mai utilizzati – avrebbero “migliorato enormemente il sistema precedente fondato essenzialmente sull’individuazione casuale dell’incendio da parte di persone fisiche che lo rilevino a vista“.

A stabilirlo, una volta per tutte, è la sentenza emessa lo scorso 18 maggio dalla Corte d’Appello di Cagliari che ha riabilitato definitivamente il progetto costato alla Regione Sardegna 30 miliardi di vecchie lire e mai attivato per la mancata ratifica della relazione dei collaudatori da parte del Corpo Forestale. I giudici, dando ragione alla Commissione di Collaudo che aveva regolarmente rilasciato il nulla osta nel 2008, ha sancito la bontà degli impianti ideati dalla Teletron Electronics che, se utilizzati avrebbero probabilmente evitato tante catastrofi. Non ultimo l’incendio devastante nel Montiferru che, lo scorso anno, ha mandato in fumo 20 mila ettari di bosco nell’Oristanese.

La storia del telerilevamento in Sardegna

Siamo negli anni Novanta quando, grazie alla legge 30/90, il Governo e la Regione Sardegna stanziano ben 52 miliardi di vecchie lire per dotare il territorio regionale di impianti e tecnologie adeguate e moderne per contrastare il grave fenomeno degli incendi boschivi in Sardegna. Il progetto, predisposto dalla Regione e approvato dagli organi regionali e da una Commissione Interministeriale il 23 ottobre del 1991, prevede un sistema telecamere ad infrarossi capace di rilevare i principi di incendio a distanza di 20 chilometri e dare l’allarme in tre minuti dal sorgere del focolaio geocalizzando i roghi.

Nei cinque anni successivi vengono installati 50 impianti e nove sale operative che portano ad un calo dell’80 per cento degli incendi nelle zone in cui parte la sperimentazione. Fino a quando, dopo una lunga serie di accertamenti e numerosi incontri a livello istituzionale e operativo – la commissione di collaudo nominata dalla Regione concede finalmente il certificato di collaudo.

Quindi il telerilevamento può finalmente partire? Purtroppo no. Proprio al momento di avviare in tutta la Sardegna l’innovativo sistema di telerilevamento arriva la decisione dell’allora direttore del Servizio del Corpo forestale regionale, Carlo Masnata, che respinge la relazione dei collaudatori. Un atto che, si legge in una nota della Rete Nazionale Basta Incendi, “con assurda e inaudita concertazione con gli organi politici e tecnici della regione, vanificava lo sforzo immane che era stato compiuto per realizzare e rendere operativi gli impianti di monitoraggio”.

A quel punto, mentre le centraline e le telecamere vengono abbandonate in mano ai vandali parte la battaglia legale dei collaudatori (Tonino Fadda, Matteo Accardi, Enrico Ferrara, Federico Mereu e Franco Mattia). La Commissione di collaudo, vedendosi respinto il collaudo, cita la Regione Sardegna davanti ai giudici. La prima sentenza, arrivata il 20 novembre 2018, condanna l’amministrazione a pagare a ciascun membro della commissione la somma di oltre 40mila euro oltre alle spese di lite liquidate in circa 30mila euro. Ma la Regione Sardegna, non soddisfatta, impugna la sentenza e lo scorso 18 maggio soccombe di nuovo. Definitivamente

Ma, oltre a soddisfare i collaudatori riconoscendo il rigore del collaudo del sistema di telerilevamento, la decisione dei giudici rappresenta – secondo la Rete Basta Incendi – “una disfatta clamorosa per la Regione Sardegna per le conseguenze cui vanno incontro gli attori regionali, politici e tecnici, che hanno favorito la disputa di cui si poteva fare a meno e non si sono invece preoccupati di dotare la Sardegna di quelle opere di monitoraggio ambientale che erano state realizzate con rilevanti finanziamenti: hanno preferito demolirle o ignorarle causando ingenti danni all’ambiente e alla collettività”.

“Non è concepibile che una Giunta regionale e gli organi di controllo come la Corte dei Conti siano rimasti insensibili e indifferenti rispetto ad una tecnologia sofisticata messa in campo per la prevenzione e lotta agli incendi boschivi dai costi evidenziati assistendo impotenti alla sua distruzione per effetto di un atteggiamento rinunciatario carico di pregiudizi se non di malafede, con gravi ripercussioni sull’ambiente e sull’economia locale” si legge nella nota della Rete Nazionale Basta Incendi.

“La rinuncia agli impianti realizzati per effetto della mancata applicazione del sistema collaudato che da oltre 10 anni è stato abbandonato unitamente alle vicende contrattuali per la realizzazione degli impianti hanno prodotto, con la complicità degli attori armati nella sinergica azione fraudolenta rivolta ad  annientare l’articolato sistema di  monitoraggio, una sequenza di incendi come da statistica e la distruzione di tutto l’impalcato tecnologico costruito di cui rimangono gli scheletri strutturali costati miliardi di lire. Anche la rete di monitoraggio realizzata dalla Teletron Electronics definitivamente collaudata ed entrata in esercizio dal 1986 al 2004 costata 11 milioni di Euro è stata completamente abbandonata pur avendo ridotto dell’80% le superfici bruciate nelle zone sotto controllo. Si intravedono rilevanti danni erariali che la Corte dei Conti vorrà approfondire perché non è giusto che alla luce delle sentenze emesse e delle responsabilità individuate paghi sempre la collettività”.

Ciliegina sulla torta: come si legge nella nota della Rete, “nel dicembre del 2020, mentre era in atto il processo di Appello, la Giunta Regionale su proposta dell’Assessore della difesa dell’ambiente con il parere del corpo forestale regionale emanava una delibera che impegnava la Selex spa, una società del monitoraggio, a smantellare opere  e attrezzature presso i siti PPA (punti periferici di avvistamento) e COL (centri operativi locali) in particolare tralicci, postazioni elettroniche e consolle presso gli uffici. Tutte opere strategiche funzionali alla prevenzione e lotta agli incendi boschivi”.

Ma perché tutto questo?

Secondo Giorgio Pelosio, ex titolare della Teletron, perché attorno agli incendi in Sardegna ci sono troppi interessi: “se non ci sono i roghi che utilità avrebbero i lavoratori stagionali assunti ogni anno dalla Regione? E che utilità avrebbero i Canadair che costano 15 mila euro per un’ora di volo? E che utilità avrebbero gli elicotteri antincendio, le cui compagnie sono state condannate per aver fatto cartello?”.

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