Che la situazione delle mense universitarie a Cagliari non fosse delle migliori, era già stato detto e ridetto più volte dagli stessi studenti, anche in occasione della manifestazione dello scorso giovedì 26 maggio, di fronte al Palazzo della Regione.

Ora la conferma arriva anche dal report “Qualità mense” realizzato dall’associazione studentesca Reset Unica. In sette giorni son stati sentiti 537 studenti che frequentano regolarmente le mense messe a disposizione dall’Ersu di Cagliari. Quel che emerge è “una situazione disastrosa”.

Si parte dalle mense più frequentate dagli universitari: via Trentino, Piazza Michelangelo e Cittadella Universitaria. Soltanto il 4,8%, invece, si reca a quella di via Sulcis. Nonostante un buon 40,6% giudichi il servizio igienico di qualità “normale”, un 21,6% lo valuta come “scadente” e un 6% lo ritiene “decisamente scadente”.

Le cose cambiano, invece, quando si parla di qualità del cibo. Per il 36% degli intervistati è “scadente” e l’11,2% lo declassa come “decisamente scadente”. Per gli intolleranti al lattosio (un quinto del campione), vegetariani e vegani (il 10%) le alternative proposte sono insufficienti. A ciò si aggiunge anche una valutazione negativa riguardo il sistema di pagamento PagoPA, troppo macchinoso nel caricamento del credito per pagare i pasti.

Ciò che però ha destato maggiore scalpore son state le testimonianze rilasciate dagli habitué delle mense. “Di recente – dice uno degli intervistati – ho mangiato una frittata in mensa, è finita coon me in bagno qualche ora dopo che l’ho vomitata tutta. Già mentre la mangiavo non avevo proprio un buon presentimento, infatti non l’ho finita. Un’altra volta ho preso un misto di patate e carote e ci ho trovato in mezzo un pezzo di guanto di plastica e per finire bellezza, sempre parlando di frittate, ho trovato un qualcosa che sembrava un ciglio in mezzo, come potrete immaginare non l’ho finita”.

“I secondi spesso sono fritti oppure würstel – spiega un’altra studentessa -. Mi è capitato di prendere il merluzzo e mi sono sentita male con nausea, vomito e sintomi associati a un’intossicazione alimentare. Non è presente una scelta vegana e i dipendenti rimangono perplessi o ‘divertiti’ davanti a una richiesta di questo tipo”. Stessa esperienza negativa anche per un altro degli intervistati: “Cibo che navigava nell’olio – racconta -, vermi nell’insalata, tortino di notte fatto con le verdure della mattina facendo un miscuglio da brividi, nessuna ozpione di cibo non condito a parte l’insalata, un incubo”.

“Io ho dovuto rinunciare ad andare in mensa perché mi stavo ammalando, e non sto esagerando”, dice un’altra studentessa. “Ho iniziato con vomiti, nausea e mal di testa e tutto questo succedeva ogni volta che andavo in mensa, in via Trentino. Inizialmente ho pensato che potesse essere lo stress – racconta -, di avere qualcosa, ho fatto le analisi per capire cosa non andasse, e ad esclusione ho capito che era la mensa. Mi sono ritrovata a perdere 7 chili in un mese a furia di mangiare lì e vomitare dopo poco. Ovviamente ho rinunciato ad andarci e ora mi preparo le cose a casa, ma comunque dalla mia borsa di studio vengono tolti circa 600/700 euro per un servizio che non posso usare, neanche volendo, perché non ho voglia di stare male… Visto che da quei vomiti e malessere sono susseguiti altri problemi”.

Per gli iscritti all’Università di Cagliari che vogliano accedere alla borsa di studio Ersu, infatti, non c’è possibilità di rinunciare al servizio mensa: è tutto incluso, a prescindere dal fatto che uno studente la frequenti o meno. Ma a parte la singolarità del fatto che non sia data libera scelta nell’usufruire del servizio in questione, il report mette in luce gravi carenze dal punto di vista alimentare e salutare nei confronti degli studenti che un’istituzione come quella universitaria non può e non deve accettare.

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