Le grandi rivoluzioni partono dalle piccole azioni. E partono anche dai piccoli comuni. In Sardegna la grande sfida della transizione energetica è partita nel 2021 da Villanovaforru e Ussaramanna. L’isola che – come è noto – non ha ancora il metano vorrebbe compiere il salto tecnologico dal carbone alle rinnovabili senza dover necessariamente passare attraverso un gas che, oggi come oggi, si sta dimostrando una fonte energetica già vecchia e costosissima.
Nei due paesi del Medio Campidano, due centri che insieme non superano i 650 abitanti e sono distanti meno di dieci chilometri tra loro, nel luglio dell’anno scorso si è tentato di raccogliere il guanto di sfida realizzando due comunità energetiche: in pratica sono state composte delle associazioni che uniscono enti pubblici, aziende, attività commerciali e cittadini privati in modo da condividere le infrastrutture per la produzione di energia da fonti rinnovabili e favorire l’autoconsumo.
Le comunità energetiche sono infatti il fenomeno del momento, visto che promettono di non dipendere più dal gas (diventato una fonte insostenibile) e soprattutto di risparmiare circa il 50% sulle bollette. In Italia sono attualmente una ventina, ma stando alle proiezioni dell’Istituto Politecnico di Milano, saranno oltre 40mila entro cinque anni. La loro creazione è una alternativa sostenibile ai classici modelli di produzione energetica centralizzati, studiati per generare profitti alle aziende più che per sopperire in maniera solidale ed ecologica al fabbisogno della popolazione.
Dopo la creazione della prima associazione a Villanovaforru nell’autunno 2021 è stato installato un impianto fotovoltaico sul tetto della palestra comunale. Una volta superati gli ostacoli burocratici con l’Enel (i grandi player energetici e la politica sono purtroppo ancora molto restii a favorire queste scelte sostenibili) fra Villanovaforru e Ussaramanna un centinaio i soggetti hanno aderito alla prima Comunità energetica, fra cui diverse attività commerciali.
Infine, così come è successo per il tetto della palestra di Villanovaforru, anche Ussaramanna ha previsto l’installazione di tre nuovi impianti – dei quali uno è stato già realizzato – su edifici comunali. La produzione media attesa è di circa 72 MWh/anno.
Dopo Villanovaforru e Ussaramanna altri due comuni sardi hanno seguito il loro esempio: Berchidda e Benetutti.
Quanto all’iter politico, nell’autunno del 2019 era stato presentato in Consiglio regionale il DDL sulle comunità energetiche, che però si è perso nei cassetti di via Roma. Eppure, le piccole esperienze dei comuni hanno indotto la Giunta Solinas a emanare una promettente delibera che valorizza (almeno sulla carta) la nascita e lo sviluppo delle comunità energetiche in Sardegna. Con la Delibera 6/20 (‘Atto di indirizzo per la promozione e il sostegno per la costituzione di comunità energetiche rinnovabili e per configurazioni di autoconsumo collettivo, ai sensi del D.Lgs. n. 199/2021 e in attuazione della direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2018 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili’) del 25 febbraio 2022 la Regione ha infatti deciso di promuovere a livello regionale queste iniziative: “Al fine di promuovere il processo di decarbonizzazione del sistema economico e territoriale e di agevolare la produzione, lo scambio e il consumo di energie generate principalmente da fonti rinnovabili, nonché forme di miglioramento dell’efficienza energetica e di riduzione dei consumi energetici, la Regione Sardegna, in un’ottica di raggiungimento degli obbiettivi del Piano Energetico Ambientale della Regione Sardegna (Pears) adottato con la deliberazione n. 45/40 del 2.8.2016, può fornire il proprio contributo alla transizione energetica promuovendo l’istituzione di comunità energetiche e le configurazioni di autoconsumo collettivo, cui possono partecipare soggetti pubblici e privati”.
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