Lavoro sottopagato, sfruttamento, stage che nascondono un vero e proprio lavoro subordinato, pagato in maniera inadeguata o addirittura non pagato: fenomeni il mondo del lavoro sardo conosce purtroppo fin troppo bene e di cui spesso sono vittime i giovani che cercano di affacciarsi nel mondo del lavoro.
Qualche giorno fa il quotidiano L’Unione Sarda raccontava alcune esperienze di sfruttamento vissuti da studentesse e studenti degli istituti alberghieri della Sardegna da parte di albergatori e ristoratori isolani, dando la parola a una professoressa che si è rifiutata di mandare a lavorare come schiavi i suoi studenti. Di contro la Fipe Confcommercio – qualche settimana prima – sempre sulla pagina economica del quotidiano cagliaritano – lamentava il fatto che pochissimi giovani avevano aderito ad una generosa offerta di ben 500 posti nel settore alberghiero, il “Talent Day”. La colpa di questa difficoltà nel reperire le risorse lavorative (solo 150 candidature) starebbe, secondo i rappresentanti degli imprenditori, nel reddito di cittadinanza e nei “ristori” erogati nel periodo della pandemia.
Questo è il commento della sociologa e docente universitaria Lilli Pruna.
“Meno di un mese fa, il 12 aprile 2022, la pagina economica dell’Unione Sarda aveva in primo piano il “Talent Day”, l’iniziativa dal nome surreale organizzata dalla FIPE Confcommercio, che rappresenta i titolari di imprese della ristorazione, del turismo e dell’intrattenimento. La FIPE, nella cui Carta dei Valori è citato addirittura Gramsci (!), lamentava di avere offerto 500 posti di lavoro e di avere ricevuto (inspiegabilmente) solo 150 candidature. La spiegazione l’ha data il presidente di Confcommercio Sud Sardegna (e consigliere nazionale della FIPE), Alberto Bertolotti, secondo il quale «la difficoltà a reperire risorse occupazionali sul mercato è legata al reddito di cittadinanza, che ha creato il paradosso di voler premiare chi non produce»: esattamente come i “ristori” erogati alle attività colpite dalla pandemia (prime fra tutte proprio quelle rappresentate dalla FIPE), ma a Bertolotti non viene in mente che si tratti di sostegni minimi dati a chi non riesce a lavorare, a lui sembrano premi inopportuni. Perché, secondo questi benpensanti, la disoccupazione deve mordere, come la fame, e costringere (chi non ha una famiglia ricca o benestante, non tutti) ad accettare anche lavori con condizioni inaccettabili.
Ieri, 8 maggio 2022, la prima pagina dell’Unione Sarda riportava in grande evidenza il titolo “Gli studenti non sono schiavi” e nell’articolo interno, a tutta pagina, si raccontavano le esperienze di grave sfruttamento da parte di albergatori e ristoratori vissute da studentesse e studenti degli istituti alberghieri della Sardegna: stage di tre mesi (l’intera stagione estiva) a 450 euro mensili con orario pieno e strapieno, alloggi indecenti, contratti di lavoro non rispettati. E finalmente un’insegnante (la professoressa Monica Deidda, dell’Istituto Volta di Arbus) ha alzato la voce e ha detto che si rifiuta di mandare i suoi studenti a fare gli schiavi. Grazie, professoressa, glielo spieghi lei a Bertolotti che lo sfruttamento del lavoro è inaccettabile, che queste ragazze e questi ragazzi hanno diritto ad un lavoro come si deve, e il reddito di cittadinanza (che forse non avranno) dovrebbe proteggerli dallo sfruttamento estremo e garantirgli un margine di scelta”.
Forse è per questi motivi che tanti validi ragazzi sardi, nel 2022, continuano a dover scappare dalla Sardegna per trovare lavoro e futuro.
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