“La nuova strategia vaccinale proposta per il 2022 dalla Regione per contrastare la diffusione della lingua blu nel comparto ovino presentava novità importanti e sulla carta molto più incisive rispetto al passato quando ogni anno, nei mesi estivi e autunnali, la malattia si rimanifestava in migliaia di aziende della Sardegna. Peccato che se sulla teoria si sono fatti passi avanti, sul piano pratico siamo invece rimasti al palo; rischiamo anzi di tornare indietro con possibili gravi danni nei nostri allevamenti, dovuti a moria delle pecore e aborti negli animali, e con un aggravio di spese per le casse regionali che dovranno risarcire, senza poi mai coprire le reali perdite dei pastori, milioni di euro a chi accudisce le greggi”. Lo ha detto il direttore regionale di Confagricoltura Sardegna, Maurizio Onorato, nell’esprimere preoccupazione sui ritardi della profilassi vaccinale della Regione, a cui sta andando incontro il comparto più importante della zootecnia sarda.
“La gestione sanitaria della Blue tongue – ha proseguito Onorato – da oltre vent’anni non è più un fenomeno eccezionale, ma purtroppo a cadenza quasi fissa si ripresenta con la solita aggressività che potrebbe essere arginata solo con un piano di vaccini da effettuare entro la primavera. Sono anni che andiamo dicendo di essere favorevoli alla prevenzione e contrari agli indennizzi che non sanano mai le ferite economiche subite dal comparto. Grazie a numerose segnalazioni che ci arrivano dai nostri associati sul territorio, le attività veterinarie che oggi dovevano essere già a un buon punto sarebbero invece in forte ritardo”.
In un incontro del primo marzo scorso, l’assessorato della Sanità aveva comunicato alle organizzazioni di categoria agricole che in questa stagione la vaccinazione ovina sarebbe stata obbligatoria per 5290 aziende, individuate come quelle più ad alto rischio, dove la profilassi vaccinale avrebbe interessato tutti i capi allevati. Per le altre realtà dell’Isola si sarebbe invece proceduto con la vaccinazione delle rimonte: circa 400mila unità. Un radicale cambio di strategia rispetto agli ultimi anni in cui si era sempre intervenuti sulle sole rimonte, con risultati sanitari fallimentari come hanno dimostrato i fatti. Secondo l’Assessorato, fino a poche settimane fa erano disponibili 600mila dosi di vaccino con un programma d’acquisto di altre 900mila. Del totale di 1,3milioni di dosi ben 900mila erano destinate alle 5290 aziende ad alto rischio e 400mila per le rimonte. Sempre nell’incontro del primo marzo era stata fissata per il 10 luglio la data di conclusione della campagna vaccinale che, dal quadro attuale, parrebbe impossibile riuscire a rispettare.
“Fermo restando che la profilassi è condizione essenziale per cercare di arginare il diffondersi della Lingua blu – ha spiegato Maurizio Onorato –, già nel 2021 avevamo segnalato che la campagna di vaccinazione era partita in notevole ritardo, con tutte le note conseguenze. Per non ripetere questi superabilissimi errori, lo scorso anno avevamo chiesto che per il 2022 la campagna venisse eseguita anticipatamente, nei mesi di febbraio-marzo, anche perché, da studi ed evidenze empiriche, la somministrazione del vaccino non presenta in quest’arco temporale effetti significativi sulla produzione di latte. Effettuare infatti la profilassi in periodi diversi, pur contribuendo a contrastare la malattia, può avere gravi ripercussioni economiche nelle greggi. Diverse aziende zootecniche hanno segnalato da tempo come lo stress che la pecora subisce, prima e dopo la somministrazione del vaccino, può impattare negativamente sui parti, con ritardi dei calori, aborti, gravidanze mancate o sterilità negli arieti. Sarebbe opportuno, quindi, verificare gli effetti collaterali del vaccino attualmente utilizzato soprattutto per i danni da vaccinazione comunicati nelle rimonte, dove sono diversi i casi di agnelli nati morti o che muoiono a qualche giorno dal parto”, ha concluso il direttore regionale.
Alla luce di tutte queste criticità, per Confagricoltura Sardegna è quindi importantissimo che il sistema veterinario regionale avvii quanto prima un monitoraggio costante e di lungo periodo così da capire gli effetti, non solo immediati della malattia, e per appurare se le sintomatologie descritte sono davvero imputabili ai vaccini.
Per superare rapidamente le difficoltà che impediscono le vaccinazioni nei tempi stabiliti dalla Regione e in quelli utili alle aziende, Confagricoltura Sardegna propone l’istituzione di una Unità di crisi permanente, un tavolo tecnico scientifico che includa Università, Enti di ricerca, ASL, IZS e le organizzazioni di categoria agricole, dove risolvere con la massima celerità tutti gli ostacoli. Al contempo si richiede che l’Assessorato della Sanità programmi efficaci sistemi di prevenzione contro la Lingua blu, ma anche contro tutte le epizoozie presenti oggi in Sardegna. Nello specifico si renderebbe quindi indispensabile un sistema di monitoraggio e controllo sugli effetti della malattia e del vaccino nel medio e lungo periodo. Se non si dovesse intervenire in questi termini il rischio che tale epidemia si ripresenti ogni stagione, con tutte le conseguenze disastrose per gli allevamenti, diventerà certezza.
La gestione della malattia e le vaccinazioni delle greggi sono inoltre fondamentali per la salvaguardia della movimentazione bovina. I ritardi della profilassi o il rifiuto di alcuni pastori alla vaccinazione delle proprie pecore può mettere fortemente a rischio la movimentazione e quindi la vendita dei nostri bovini, soprattutto quelli da carne.
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