L’ultimo è cascato domenica nel viale Belvedere, la strada a doppia corsia che dà sui Giardini pubblici, nei pressi di viale Buoncammino. Il giorno prima era successo in via Fracastoro, nel bel mezzo della strada, sfiorando alcune auto. Il 15 marzo era stata la volta di via Schiavazzi. I lampioni di Cagliari stanno cadendo, complice il vento delle scorse settimane.
Numerose sono le segnalazioni dei cittadini che denunciano pali dell’illuminazione con la base completamente arrugginita e con la protezione di cemento ormai ammalorata e piena di crepe.
“Anche in Viale Belvedere tanti lampioni metallici con la base deteriorata”, denuncia su FB il consigliere comunale Marcello Polastri che nei giorni scorsi ha scritto una lettera ai dirigenti del Comune di Cagliari e all’Enel.
“Pali metallici dell’illuminazione pubblica alla cui base mostrano una considerevole presenza di ruggine causata, verosimilmente, da un fenomeno corrosivo, a un logorio forse legato anche all’urina dei cani, mentre, sui supporti cementizi che avrebbero dovuto sorreggere i pali, sono state documentate crepe considerevoli”, scrive Polastri.
“I pali, anche secondo alcune testimonianze, sarebbero infatti caduti per vetustà, in coincidenza con le raffiche di vento di questi giorni. È un fatto preoccupa perché, di analoghi impianti metallici installati 30 anni fa, rimasti perlopiù spenti, ne sono presenti numerosi. È comprensibile la preoccupazione che vede simili impianti dell’illuminazione pubblica, come potenziali pericoli perché, analogamente al collasso che si è verificato recentemente, potrebbero anch’essi cadere. Oltretutto preoccupa che alla loro base, sono visibili cavi elettrici scoperti: saranno ancora alimentati dalla linea elettrica?”.
Da qui, la richiesta alle autorità di provvedimenti per mettere in sicurezza i pali della luce. “Da qualche anno, in molte città italiane, è stata installata una guaina alla base dei pali, che eviti la corrosione del metallo, sia capace di evitare la corrosione degli stessi – suggerisce Polastri -. Intervento che sarebbe meno invasivo e meno oneroso per le casse pubbliche”.
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