Si chiamano Mancai n’di neranta e Non di fazzu contu (“Anche se parlano…” – “Io non ci faccio caso”) ed appartengono a Damiano Etzi, membro della Confraternita del Gonfalone, i due buoi che traineranno il cocchio di gala in occasione della solenne processione prevista tra dal 1° a 4 maggio per la 366ª edizione della Festa di Sant’Efisio.

Dopo il corteo che ieri nel Lunedì dell’Angelo ha condotto il simulacro settecentesco di Sant’Efisio realizzato dal Lonis fino alla Cattedrale di Santa Maria – atto conclusivo della Settimana Santa cagliaritana – nel sagrato della Chiesa di Sant’Efisio in Stampace si è tenuto il suggestivo rito della benedizione dei buoi. Come vuole la tradizione, si legge nella pagina FB Festa di Sant’Efisio, gli appellativi dei buoi formano insieme una frase di senso compiuto in lingua sarda.

“Secondo una curiosa usanza che affonda le sue radici in tempi lontani – si legge – il proprietario dei buoi, nel momento in cui la coppia viene aggiogata, è solito assegnare due nomi che, se pronunciati congiuntamente, fanno riferimento a epiteti scherzosi, a una promessa o a un augurio di buon auspicio. L’ultima benedizione aveva avuto luogo nel 2019, con “Faidibbiri” e “Acchinisesi”, mentre negli ultimi due anni il simulacro è stato condotto su un mezzo militare in seguito alle restrizioni legate alla pandemia, che hanno imposto lo scioglimento del voto senza la consueta partecipazione popolare. I buoi verranno abbelliti per la Festa con la cosiddetta Cuncordia de Sant’Efis: quest’ultima, donata da un gruppo di fedeli in occasione della 360ª edizione della processione e realizzata dal sarto Giuseppe Piroddu di Sennori, è composta da frontali, collane portacampanelle, bandiere, copricinghia, nastri e coccarde. È realizzata in broccato con rifiniture in passamaneria e seta”.

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