Il comitato politico del Partito della Rifondazione Comunista della Sardegna ritiene il conflitto in Ucraina sia dannoso per la pace mondiale che rischia di compromettere in maniera definitiva i rapporti fra i due blocchi politico-economici mondiali con risvolti imprevedibili.
Si condanna l’invasione da parte della Russia in Ucraina che sta generando tantissimi morti tra i civili, ma altresì si condanna fortissimamente l’atteggiamento del blocco NATO “che provocatoriamente ha messo a repentaglio la pace internazionale con la propria propensione all’espansione verso est e che non fa altro che soffiare sul fuoco della guerra con azioni politiche pretestuose”.
I comunisti sardi rifiutano l’accostamento dei mass media del nostro partito su posizioni ‘filorusse’ e denunciano il continuo oscurantismo mediatico delle nostre posizioni politiche. “Chiediamo il riconoscimento degli accordi di Minsk e il diritto di autodeterminazione dei popoli del Donbass – aggiungono -. Stigmatizziamo la mancata capacità delle classi politiche europee di perseguire con convinzione la pace ma di essere intellettualmente pedissequi sulle posizioni USA. Chiediamo una pace immediata e un cessate il fuoco repentino – proseguono – e che l’ONU finalmente abbia un ruolo centrale nel ripristinare in via diplomatica i rapporti fra gli Stati”.
Il punto, secondo gli esponenti del Partito di Rifondazione Comunista della Sardegna, sta nelle contraddizioni del sistema capitalistico: “Si agevolano le grandi multinazionali capitalistiche in capo alle produzioni di beni essenziali”.
Non mancano poi le accuse al Governo Draghi, e in particolare alla “propensione guerrafondaia del Partito Democratico che orgogliosamente indossa l’elmetto, atte ad esacerbare il conflitto con l’invio di armi all’Ucraina, incremento delle sanzioni alla Russia, l’incremento al 2% del PIL delle spese militari”.
“Riteniamo – continuano i comunisti sardi – che i costi della guerra non debbano essere pagati dai ceti popolari che chiedono a gran voce una risoluzione diplomatica del conflitto. L’economia di guerra voluta dal governo italiano sta generando un incremento esponenziale del costo della vita. Questo incremento parte dal costo dell’energia a finire con i beni essenziali come la pasta, sino alla penuria di beni di prima necessità come il grano. Per questo siamo solidali e vicini al mondo dell’agricoltura, della pastorizia, dell’industria e del piccolo commercio che denunciano l’impossibilità del proseguo delle produzioni”. Per questo, il Partito di Rifondazione Comunista della Sardegna chiede “che il gettito dell’incremento delle spese militari che ammonterebbe a circa 38 miliardi di euro venga investito nella realizzazione di opere di messa in sicurezza del territorio generando così nuovi posti di lavoro, transizione ecologica dell’economia, ripristino della scala mobile a seguito dell’incremento del costo della vita, implementare i servizi in capo alla sanità e all’istruzione, abolizione della legge Fornero, incremento dei salari e calmierare il costo dell’energia”.
“Il blocco della corsa al riarmo e l’affermazione della giustizia sociale può essere costruita solo da una sinistra europea e internazionale degna di questo nome”, concludono.
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