Con un lungo e polemico post nella sua pagina istituzionale, il Gruppo di intervento Giuridico, associazione ecologista da tempo impegnata in numerose battaglie di salvaguardia dell’ambiente sardo, lancia questo messaggio: “Fra Arbus, Guspini e Montevecchio cresce fortunatamente il numero dei Cervi sardi (Cervus elaphus corsicanus) e l’unica idea che l’Assessore della difesa dell’ambiente Gianni Lampis (di Arbus) riesce a scodellare è farne fuori un bel po’. Quattro mesi dopo un tavolo permanente sulla problematica con i Comuni e le Province, la decisione è di chiedere al Ministero della Transizione Ecologica di superare l’imposizione nazionale di specie protetta. Seguiranno azioni condivise col sostegno di Ispra”, così ha dichiarato al quotidiano L’Unione Sarda.

A detta di numerosi allevatori e proprietari terrieri della zona, il cervo arrecherebbe danni alle piante, alle coltivazioni e ai terreni (qui il report sui danni: https://gruppodinterventogiuridicoweb.files.wordpress.com/2015/05/report-danni-a-produzioni-agricole-sardegna-maggio-2015.pdf).

“Il Cervo sardo” scrivono dall’associazione, “ridotto negli anni Settanta del secolo scorso a poco più di un centinaio di esemplari e a grave rischio di estinzione, è riuscito pian pianino a riprendersi, nonostante numerosi episodi di bracconaggio, solo grazie a una politica di rigida protezione. Proprio nell’areale di Montevecchio (Arbus – Guspini) un piccolo nucleo di Cervo sardo è scampato a caccia, bracconaggio, incendi (disastrosi quelli del 1983, del 2014 e del 2017) e ha contribuito – insieme ai due nuclei più consistenti dei Monti del Sulcis e dei Sette Fratelli) – alla lenta ripresa della specie”.

Il Cervo sardo è specie faunistica prioritaria e particolarmente protetta ai sensi dell’art. 2 della legge n. 157/1992 e s.m.i., per cui l’uccisione di un esemplare è sanzionata penalmente ai sensi dell’art. 30, tutele garantite conseguentemente anche dalla legge regionale Sardegna n. 29/1998 e s.m.i.

Giusto o sbagliato cambiare la norma?

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